28 giugno 2017

Il museo dei sogni, un po’ più reale. Altri particolari sulla sede parigina della Fondazione Pinault

 

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Un spazio espositivo di 3.000 mq nel centro di Parigi, tra il Louvre e il Pompidou. Così, l’ex palazzo della Borsa di Commercio, edificio storico e dichiarato monumento nazionale dal 1975, diventerà il nuovo museo dei sogni di François Pinault che, dopo le sedi di Venezia, posiziona un’altra bandierina nella geografia del sistema dell’arte. Il multimiliardario proprietario della Kering, holding di vendita e produzione di beni di lusso, già aveva dichiarato il suo intento qualche tempo fa, come scrivevamo qui, ma solo recentemente ha rivelato dettagli più precisi sul progetto, in una conferenza stampa. 
Gli imponenti lavori, affidati a un’équipe composta da Tadao Ando, Pierre-Antoine Gatier, dall’agenzia NeM di Lucie Niney e Thibault Marca e dalla SETEC Costruzioni, sono costati circa 110 milioni di euro, gli ambienti sono stati pensati in funzione di ogni tipo di allestimento ed esposizione, dalla dimensione intima alla scala monumentale. Il colosso di Damien Hirst è stato solo l’inizio? 
 «Il sito sarà totalmente dedicato all’arte contemporanea. Proprio come a Venezia, il museo di Parigi mostrerà opere della collezione Pinault e di artisti viventi», ha affermato Martin Béthenod, vice direttore della Collezione Pinault-Paris. Dunque, il legame con la città lagunare non verrà meno, anzi potrà solo rinforzarsi: «Con la nascita di questa nuova sede in cui la mia Collezione sarà esposta, si aggiunge un nuovo tassello alla realizzazione del progetto culturale che ho intrapreso, volto a condividere la mia passione per l’arte del nostro tempo con il maggior numero di persone. Il progetto è nato a Venezia, più di dieci anni fa, con l’apertura di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana, spazi che saranno in relazione permanente con il sito parigino. Come per Venezia, questa iniziativa proviene da un impegno personale al quale ho voluto associare i membri della mia famiglia, i miei figli e in particolare François-Henri», ha sottolineato lo stesso Pinault che, alla conferenza, era accompagnato proprio dal rampollo. Tutto rimarrà in famiglia e anche le spese, a carico delle società di Pinault, «Mi rendo conto delle molte priorità che il Governo deve affrontare e avrei considerato scandaloso affidarsi all’aiuto pubblico», è il riferimento tutt’altro che velato alla Fondazione Vuitton, accusata di aver approfittato fin troppo allegramente di certe detrazioni fiscali. 
L’edificio sarà accessibile da una passerella esterna che girerà intorno alla facciata dell’edificio, un cilindro in metallo e coperto da lastre di cemento verrà inserito nel nucleo della struttura e fino al primo piano. E ci sarà anche un auditorium di 300 posti, sotto al livello del suolo, un’ampia hall e un teatro per proiezioni e spettacoli. «Tutte le parti storiche saranno rispettate e ripristinate», ha tenuto a precisare in conferenza stampa Jean-Jacques Aillagon, ex ministro della cultura e confidente di Pinault, anche perché l’edificio è stato dato in concessione per 50 anni. Non poi così tanti, per chi pensa in grande, e infatti i lavori procedono velocemente, il completamento è previsto tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019. Ancora non è stato reso noto il programma dell’evento di apertura ma è facile immaginare che l’alto tasso di spettacolarità dell’architettura sarà degnamente celebrato. 
In alto: La Bourse de Commerce, ArtefactoryLab, TAAA, NeM, Agence PAG. Courtesy Collection Pinault-Paris

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