29 giugno 2017

Per amore della filosofia e di Napoli. Una mostra per ricordare le passioni di Gerardo Marotta

 

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L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli omaggia il suo fondatore, Gerardo Marotta, Medaglia d’oro per i benemeriti della cultura e Diploma d’onore del Parlamento europeo, dedicandogli una mostra allestita negli spazi della sede storica a Palazzo Serra di Cassano. L’Istituto, costituito nel 1975, è stato presieduto da Marotta fino alla sua scomparsa, avvenuta pochi mesi fa, e ha promosso numerosi studi e ricerche in diversi ambiti, scuole di alta formazione e iniziative editoriali, ospitando interventi, tra gli altri, di Norberto Bobbio, Hans Georg Gadamer, Ernst Gombrich, Ferdinando Bologna, Jürgen Habermas, Rita Levi-Montalcini, Karl Popper, in pratica tutta la filosofia del Novecento. Per “Segno”, l’artista napoletano Marco Schaufelberger ha presentato sei tele, accostate ai vetri delle librerie che proteggono una parte dei 300.000 volumi donati all’Istituto dallo stesso Marotta. La mostra è nata dalla volontà di voler celebrare «un ricordo lontano di un Signore col cappotto nero che mi introdusse all’amore dei libri, ad una reale “Seconda natura”, il condividere il sapere per amore e non per interesse». 
Dall’osservazione delle opere si deduce che nel celebrare Marotta è impossibile non celebrare anche la città per la quale egli ha dato tanto e se le opere fossero decontestualizzate sarebbe difficile ricordarsi che si tratta di una mostra legata alla figura dell’avvocato e filosofo napoletano. Ciò che si vede sono elementi che chiunque abbia passeggiato almeno una volta a Napoli può riconoscere come connotati della città partenopea: il mare con tanto di guarracino natante, una rete che sembra richiamare quelle da pesca, vegetazione che si contrappone al blu intenso che potrebbe simboleggiare tanto il mare quanto il cielo. Poi, una tela nera e con una sorta di “s” bianca, in grado di lasciare effettivamente un segno dopo l’attenta osservazione di quanto esposto e, ancora, un grande cuore e una scritta: “Adieu, mon coeur!”. A contraddistinguere i lavori di Schaufelberger è un sapiente uso della geometria nel dividere le tele, un elemento che dà al fruitore la possibilità di appigliarsi sempre a un quid estremamente razionale. (Ambra Benvenuto)

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