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L’architettura può essere stressante, se non viene affrontata con la giusta filosofia di vita. Lo sa bene Simon Allford che, per rilassarsi, pratica la nobile arte del pugilato, probante esercizio fisico almeno due volte a settimana e all’alba. Ma il direttore dello studio AHMM-Allford Hall Monaghan Morris Architect’s e presidente della Architecture Foundation, avrà tanti altri trucchi nel cassetto e, magari, ne parlerà durante il talk che si terrà il 3 luglio, alla British School di Roma, per l’apertura della mostra “Architecture and the Art of the Extra Ordinary”, visitabile fino al 21 luglio.
È evidente che un segreto per la gloria deve esserci, visto che è dal 1989 che la AHMM raccoglie consensi e premi in mezzo mondo, progettando «edifici molto diversi, per persone molto diverse, da fruire in modi molto diversi», scrivono sul sito. Così, con «eroico pragmatismo», i loro progetti si estendono dal Regno Unito alla Spagna, dal Ghana agli Stati Uniti, fino a Venezia, a Palazzo Bembo, dove lo Studio espose in occasione della Biennale d’Architettura del 2014. La settimana scorsa, il progetto di riqualificazione della nuova sede di Scotland Yard, il Curtis Green Building sul Victoria Embankment, è stato insignito del Premio Nazionale dal Royal Institute of British Architects. Pochi giorni prima, lo Studio poteva festeggiare il quarto posto, subito dopo Foster+Partners, BDP e Zaha Hadid Architects, nella classifica delle firme più prestigiose dell’architettura, stilata annualmente dall’Architect’s Journal. Per la mostra alla British School, si ripercorreranno le tappe di questo successo, attraverso case study esemplari di un modo straordinario di intendere l’architettura, illustrati da riproduzioni e da tutto il materiale archivistico, dalla Scuola di Burntwood, vincitrice del Premio Stirling, alla Chobham Academy, inaugurata per le Olimpiadi di Londra, fino al Campus Roeterseiland dell’Università di Amsterdam, esempio di riadattamento di una struttura degli anni ’60 alle esigenze contemporanee.