07 luglio 2017

Il Castello di Rivoli acquisisce la collezione Cerruti e apre il contemporaneo al classico

 

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Dal medioevo al contemporaneo, da Pontormo a Andy Warhol, passando per Pierre-Auguste Renoir e Francis Bacon, Francesco Guardi e Alberto Burri, tra libri rari e arredi di celebri ebanisti. È una collezione di valore eccezionale, quella che Francesco Federico Cerruti ha raccolto con passione e riservatezza, fino alla sua scomparsa, nel 2015, all’età di 93 anni. E che, da adesso, potrà essere liberamente visitata, grazie all’accordo siglato tra il Castello di Rivoli e la Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’arte per conferirne, al Museo d’Arte Contemporanea, la cura, lo studio, la valorizzazione e la gestione. 
«Nella nostra era digitale, innovativa, tecnologica ma proiettata all’archiviazione acritica del passato, il Castello di Rivoli sceglie un percorso diverso», ha dichiarato il direttore Carolyn Christov-Bakargiev. Ampliare il programma espositivo con una sezione d’arte antica rappresenta un’inversione di rotta rispetto alle tendenze museologiche e archivistiche, che hanno visto istituzioni come il Metropolitan, l’Hermitage e il Louvre aprirsi alle ricerche contemporanee. Una presa di posizione che non è solo allestitiva ma esprime la consapevolezza del superamento delle differenze cronologiche e linguistiche, in funzione di un’unica idea d’arte, sempre contemporanea. 
«Alla collezione non sono state poste limitazioni di carattere cronologico e geografico, comprendendo opere d’arte di epoche e provenienza territoriale diversa, purché caratterizzate dal requisito di eccellenza, intesa come primaria motivazione di coerenza della raccolta stessa», scrisse, nello Statuto della Fondazione, l’imprenditore, conosciutissimo a Torino e padre della LIT-Legatoria Industriale Torinese, storica azienda alla quale si deve la produzione, tra gli altri, di un oggetto di culto, diffuso in tutte le case degli italiani: l’elenco telefonico. E tantissimi sono stati gli intervenuti alla conferenza di presentazione svoltasi oggi, 7 luglio, alla presenza di Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del Castello di Rivoli, Cristina Accornero, storica e biografa, Paolo Emilio Ferreri, avvocato e amico di Francesco Federico Cerruti, Armando Baietto e Giusi Rivoira, progettisti del restauro di Villa Cerruti, Roberto Antonetto, esperto del Barocco piemontese, Pietro Rigolo, storico dell’arte e archivista al Getty Research Institute di Los Angeles, Marcella Beccaria, capo curatore della collezioni del Castello di Rivoli, Maurizio Ferraris, filosofo e professore ordinario di Filosofia Teoretica all’Università di Torino. 
Ferreri lo ha definito «Un don Bosco solitario» che, legato a una forte etica del lavoro, viveva nei pressi della sua fabbrica e che, per allestire e conservare al meglio le opere della sua collezione, aveva fatto costruire una villa proprio nei pressi del Castello di Rivoli – che sarà restaurata mantenendone inalterati i caratteri originari, assicurano gli architetti – una sorta di paradiso mai vissuto, «Usò la camera da letto in cima alla torretta solo una volta, peraltro non riuscendo a dormire, circondato com’era dal carico dell’arte». «Un collezionista “di naso”, perché non c’è un vero ordine, ma buchi temporali e tematici» che, d’altra parte, ne acuiscono il sentimento di sincerità. «Cerruti aveva una vera passione per le liste. Con quelle del telefono ci fece i soldi, con questo elenco d’arte li restituì», ha detto Ferraris. E adesso, questa vicenda incredibile e poco conosciuta, che va anche oltre il collezionismo e l’individuo, potrà essere condivisa, raccontata in altri modi. «È una grande soddisfazione aprire al mondo la sua collezione, che è il racconto di una vita e di una famiglia. Sono immagini rimaste sospese fino a ora ma, finalmente, pronte a rivelarsi, come è nella natura dell’arte e della poesia», è stato il messaggio inviato da Andreina Cerruti. 
Trecento opere scultoree e pittoriche, a cui si aggiungono duecento libri rari e antichi, altra grande passione di Cerruti, legatorie, fondi d’oro, e più di trecento tra mobili, arredi e tappeti, per un viaggio unico, discontinuo e intimo, nella storia dell’arte. Una sfida a tutto campo, che entra nei concetti di allestimento e valorizzazione e ha già influito in maniera evidente nella struttura del Museo d’arte Contemporanea la cui denominazione, d’ora in poi, sarà Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea-Collezione Cerruti. Questa nuova sezione distaccata, sarà «un motore di creatività per il Museo, in un dialogo inedito tra antico e contemporaneo, attraverso programmi educativi, artistici e curatoriali. Possiamo ipotizzare un nuovo tipo di museo, per trasformare il concetto di contemporaneo in quello di contemporaneità, dove elementi molto distanti nella geografia e nella storia trovano un punto di incontro toccano. Si tratta di indagare il nostro rapporto con l’arte» ha detto Christov-Bakargiev, che indica la data di apertura al pubblico: il 2 gennaio 2019. «Cerruti aveva una vera passione per le liste. Con quelle del telefono ci fece i soldi, con questo elenco d’arte li restituì», ha concluso Ferraris.

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