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Servivano a difendere i possedimenti della Serenissima sulla terraferma, nella zona nord ovest, e gli accessi via mare dei porti dell’Adriatico. Le Opere di Difesa Veneziane, una serie di fortificazioni che incutono un certo timore reverenziale ancora oggi, furono costruite tra il XVI e il XVII Secolo, a Bergamo, Palmanova e Peschiera del Garda, fino a Cattaro, in Montenegro, e Zara e Sebenico, in Croazia, espressione dell’architettura militare più avanzata dell’epoca, con le mura tozze e spigolose, adatte per resistere ai colpi di cannone. Un sito seriale transnazionale, con 15 opere diffuse tra sei località e tre Stati, che è stato ufficialmente inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, durante la 41° sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, in corso a Cracovia. Si tratta del 53° sito italiano a essere inscritto nella Lista e il lavoro per ottenere l’ambito riconoscimento è stato lungo e complesso, coordinato dal MiBACT, in collaborazione con i rappresentanti delle istituzioni territoriali. «Questo importante risultato conferma il forte e pluriennale impegno dell’Italia nell’attuazione della Convenzione del Patrimonio Mondiale Unesco. Un’opera preziosa che consente al nostro Paese di mantenere il primato del numero di siti iscritti alla Lista e di esercitare un notevole ruolo nella diplomazia culturale nel contesto internazionale», ha dichiarato il Ministro Dario Franceschini. E non è l’unico risultato ottenuto durante la sessione. Infatti, il complesso delle Foreste primordiali dei faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa, istituito dall’Unesco nel 2007, è stato ampliato con l’inserimento di dieci antiche faggete italiane, per una superficie complessiva di 2127 ettari.