18 luglio 2017

Quale futuro per il Centro Pecci? Condividiamo la lettera aperta di Fabio Cavallucci all’Assessore alla Cultura di Prato

 

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Il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, inaugurato a Prato nel 1988 e dedicato alla documentazione e alla promozione dell’arte contemporanea, ha riaperto nel 2016, dopo importanti lavori di ampliamento e risistemazione durati sei anni, di cui tre di chiusura. Fabio Cavallucci è il direttore dal 2014, il suo contratto è scaduto il 30 aprile 2017 ma è stato rinnovato per un anno, in attesa della pubblicazione del nuovo bando. Cavallucci ha traghettato l’istituzione nel periodo più complesso, conferendogli un’impostazione metodologica anche prima dell’apertura definitiva, dando impulso alla creazione del Forum dell’Arte Contemporanea, una tre giorni di incontri e conferenze che, dal 25 al 27 settembre 2015, riunì nel Comune toscano quattrocento relatori, tra addetti ai lavori provenienti da tutta Italia, e mille partecipanti. Il progetto che ha ufficialmente dato il via al nuovo corso è “La fine del Mondo”, mostra a cura di Cavallucci che ha richiesto un investimento complessivo di 1,14 milioni di euro e ha fatto registrare un un’affluenza di 15mila persone solo nei primi tre giorni, con incassi di bigliettazione per 122mila euro, al 31 dicembre 2016. Oltre 50 gli artisti coinvolti, per un allestimento che ha interessato tutta la superficie espositiva del museo, di oltre 3000 metri quadrati. Attualmente è in corso anche la prima retrospettiva italiana dedicata al grande coreografo Jérôme Bel, a cura di Antonia Alampi, mentre tra pochi giorni aprirà TU 35 EXPANDED, collettiva nel cui ambito saranno esposte le opere di 25 giovani artisti, nominati da una giuria specializzata e tra le proposte pervenute in seguito a una open call. 
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta che Cavallucci ha rivolto all’Assessore alla cultura del comune di Prato, Simone Mangani 
Caro Simone, 
negli ultimi mesi ho assistito a tentativi di condizionamento istituzionale. Ho visto un assessore che con i toni e con la sua presenza costante in Consiglio spinge la Fondazione per le Arti Contemporanee che gestisce il Centro Pecci ad avallare decisioni già prese in altri luoghi, senza dare ascolto ai dubbi dei singoli consiglieri, che sarebbero i reali detentori della facoltà di decidere. Ho visto usare gli argomenti del potere, più che quelli della ragione. E’ sufficiente che sia il Comune a finanziare una fondazione per far sí che questa non abbia facoltà di libera decisione? 
È un peccato che proprio a Prato, che è stata la città dove è nato il Forum dell’arte contemporanea italiana, promosso dal Centro Pecci con grande successo nel 2015, non si applichi la benché minima ombra di quei principi che il Forum ha ribadito, di quell’arm’s length, la distanza di sicurezza della politica dalla cultura che vige in ambito anglosassone. 
Il Centro Pecci è nato ben prima di te e di me, e si spera abbia vita più lunga di entrambi. E’ un organismo fragile, perché al di là della parvenza mastodontica, è ancora giovane e con scarse risorse. La tua Amministrazione l’ha ereditato, per portarlo avanti per un periodo di tempo, ma è qualcosa da curare e far crescere, non un possesso su cui mettere una bandierina. 
Non credo che sia possibile costruire qualcosa di grande, di veramente utile alla società e alla città, se non si comincia con i principi della tolleranza e dell’ascolto, se non si svolge con pazienza un dibattito sui reali contenuti. 
So che questa lettera ti farà irritare. Ma passato un primo momento, cerca di vedere le cose un poco anche con gli occhi degli altri. Analizza profondamente l’opinione di chi la pensa diversamente, accetta un dibattito pubblico sulla gestione del Centro Pecci, per far sì che ciò che emergerà sia frutto di una visione larga e condivisa, non di ipotesi maturate in circoli ristretti. 
Con i migliori saluti e auguri
Fabio Cavallucci 
Direttore Centro Pecci

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