24 luglio 2017

Benjamin Hirte E Chadwick Rantanen, Fortezzuola Museo Pietro Canonica Di Villa Borghese, Roma

 

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Negli ultimi anni il curatore Pier Paolo Pancotto ha collezionato una serie di interventi all’interno del panorama artistico romano, tasselli di quella che possiamo definire una vera e propria indagine su una questione che attraversa trasversalmente la storia dell’arte, il rapporto tra gli artisti stranieri e Roma.
Evoluzione di un’idea: Carsten Nicolai al Museo Andersen, Cyril de Commarque al Macro e Nasan Tur a Villa Torlonia hanno rappresentato le tappe di questo percorso che arriva oggi al Museo Pietro Canonica di Villa Borghese con “Fortezzuola”, titolo dell’articolato progetto che, attraverso diversi appuntamenti a partire da gennaio 2016, ha permesso al pubblico di conoscere artisti di varia provenienza per la prima volta alle prese con un’istituzione pubblica italiana.
Il viaggio in Italia, mito e prova per i giovani di ogni epoca, non ha perso la sua valenza; ancora oggi Roma viene riconosciuta come meta artistica internazionale, capitale culturale dalla storia millenaria e ingombrante, mette alla prova i viaggiatori nel tentativo conscio o, a volte, inconscio di fondere questo passato con i frammenti della contemporaneità.
Il risultato è un ciclo espositivo nel quale gli artisti, Martin Soto Climent, Alfredo Aceto, Claire Tabouret, Tillman Kaiser, Claire Fontaine, Ciprian Mureşan, Nick Devereux, Benjamin Hirte e Chadwick Rantanen, sono stati chiamati a realizzare installazioni site specific, ideate quindi espressamente per le sale del Canonica, con linguaggi e materiali di volta in volta diversi, dimostrando l’inaspettata propensione di questo museo al cambiamento.
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Benjamin Hirte / Chadwick Rantanen, 2017, Installation view, Museo Pietro Canonica, Rome Courtesy of the artists, Essex Street Gallery, Galerie Emanuel Layr, Museo Pietro Canonica and Standard (Oslo). Photo: Roberto Apa
Il luogo, con la sua storia – fu prima casa-studio donata dal Comune di Roma nel 1922 allo scultore Pietro Canonica, poi trasformata in museo nel 1987 – ha ispirato gli artisti e ne ha accolto le opere inglobandole nella sua realtà. Un’atmosfera fatta di presenze, di sguardi, quelli dei tanti ritratti in marmo, testimoni impassibili di questo scambio di idee.
Si confrontano oggi con questa sfida gli artisti Benjamin Hirte (Aschaffenburg, 1980) e Chadwick Rantanen (Wausau, 1981) che, in un intervento combinato, propongono la loro riflessione sul concetto di scultura.
Hirte, artista tedesco che vive e lavora a Vienna, lega la sua pratica agli oggetti presentando una serie di strutture geometriche in alluminio che, in dialogo con le sculture del museo, suggeriscono nell’articolato gioco di forme una connessione, unità di un alfabeto segreto e parte del progetto Lochband Font, portato avanti da Hirte a partire dal 2015. Una rappresentazione esasperata che assume dimensioni inattese richiedendo una certa distanza per essere compresa e grazie alla quale l’artista lavora sul linguaggio e sull’idea di scomposizione della lettera C, chiaro riferimento al nome di Canonica.
Una costante tensione tra l’oggetto seriale e il tentativo di trasformare, modificare e personalizzare questo oggetto, è alla base delle installazioni di Chadwick Rantanen. Orologi a cucù, mappamondi, richiami di caccia, finti animali animati da batterie, uccelli adornati con ali di plastica che giacciono a terra, articoli kitsch, elementi ibridi dalla natura alterata che suggeriscono una funzionalità meccanica errata, una sovrapposizione volutamente votata all’inganno. Sono lavori che si rapportano con la storia del museo, inizialmente casino di caccia della famiglia Borghese, e che riflettono l’interesse di Rantanen verso prodotti di scarso valore che assumono la valenza di opere d’arte, un’evoluzione sia economica che culturale.
Di particolare interesse è lo scambio creato tra i due artisti e le opere conservate in uno dei luoghi più nascosti del Canonica, il deposito che raccoglie le statue originariamente collocate nei giardini di Villa Borghese. Il suono è l’elemento portante, nella sala sotterranea l’artificiale richiamo degli uccelli di Rantanen sparsi nello spazio si fonde con il costante rumore dell’acqua che sgorga da una delle forme di Hirte, collegamento visivo e concettuale con uno dei nuclei di opere più significativi della raccolta Borghese, quello costituito dai quattro tritoni e dai mascheroni cinquecenteschi provenienti dalla fontana del Moro di Piazza Navona, una continua e illusoria sovrapposizione tra interno ed esterno, passato e presente, natura e artefatto.
Sara Maria d’Onofrio
mostra visitata il 25 giugno
Benjamin Hirte e Chadwick Rantanen, Fortezzuola
Museo Pietro Canonica di Villa Borghese 
Piazza di Siena 2, Villa Borghese, Roma
Info: www.museocanonica.it

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