24 luglio 2017

L’ombra di tangentopoli su L’Aquila. 35 indagati, tra cui funzionari del Ministero dei Beni Culturali

 

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Corruzione, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e ideologica commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Questi sono i capi di imputazione che pendono su 35 indagati, funzionari pubblici e privati, tra i quali alcuni del MIBACT, tecnici e imprenditori. Per il momento il giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, ha concesso i provvedimenti richiesti dal procuratore Michele Renzo e dal sostituto Antonietta Picardi, disponendo gli arresti domiciliari per 10 persone, oltre a cinque interdizioni dal lavoro, mentre venti indagati rimangono a piede libero. «Avrebbero gestito le gare in maniera clientelare, attribuendo incarichi professionali (alcuni dei quali su scelta dell’amministrazione, altri su loro indicazione operati dalle stesse ditte interessate all’esecuzione delle opere) a parenti e amici», si legge nell’ordinanza. Dodici i cantieri per la ricostruzione, tutti nel capoluogo abruzzese, passati al vaglio della procura: le chiese di Santa Maria del Ponte a Tione, di San Domenico a Sulmona, di San Biagio a Cappadocia, di San Sisto e di San Salvatore a Civitaretenga, la Badia di Sulmona, il teatro comunale, le Mura Urbiche, Porta Branconia, la torre medicea di Santo Stefano di Sessanio. 
Prove schiaccianti sarebbero emerse da intercettazione telefoniche e ambientali, con video e foto che forniscono informazioni su passaggi lucrosi e assegnazioni di incarichi ad amici e parenti, da parte delle imprese beneficiarie degli appalti. Immediata la reazione del ministero, che in una nota fa sapere che è stata avviata un’ispezione, voluta dal ministro Dario Franceschini, negli uffici della Soprintendenza e del Segretariato regionale del MIBACT. 
Intanto sono iniziati gli interrogatori, il primo a presentarsi davanti al GIP è stato Lionello Piccinini, geometra del MIBACT, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, «Non abbiamo ancora avuto accesso alla documentazione. Chiederemo di essere ascoltati quando la avremo esaminata», ha dichiarato il suo legale, l’avvocato Marco De Paulis. Stessa scelta anche per Berardino Di Vincenzo, ex segretario regionale facente funzioni e attualmente consulente della Regione Abruzzo, che è iscritto nel registro degli indagati insieme ai figli Giancarlo, architetto, e Federica, già in tribunale lo scorso febbraio nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per la ricostruzione post-sisma di palazzo Centi. Gli unici ad aver risposto alle domande del pm sono stati Leonardo Santoro, geometra della società cooperativa “L’Internazionale”, e Antonio Zavarella, architetto responsabile del collaudo del teatro comunale. «Il mio assistito ha risposto a tutte le domande spiegando le scelte tecniche adottate, sulle quali il Pubblico Ministero ha affermato di voler procedere con altre verifiche» ha detto l’avvocato Rossi, legale di Santoro.

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