26 luglio 2017

Pompei nasconde i suoi tesori. Alla luce tomba monumentale con epigrafe più lunga mai ritrovata

 

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Dopo 2000 anni, Pompei non smette di stupire. L’antica città, probabilmente fondata intorno al IX Secolo a.C. e al suo massimo splendore in epoca romana, venne seppellita, insieme a Ercolano, Stabia e Oplonti, da strati di cenere e lapilli portati dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.. I primi scavi sistematici iniziarono nel XVIII Secolo, per volere di Carlo III di Borbone ma molte testimonianze rimangono sepolte ancora oggi. 
In queste ore, nell’ambito delle attività di scavo connesse alla ristrutturazione degli edifici per il Grande progetto Pompei, è stata scoperta una tomba monumentale in marmo, con la più lunga epigrafe funeraria finora ritrovata. Gli scavi sono stati effettuati nell’area di San Paolino, nei pressi di Porta Stabia, uno degli accessi all’antica città. L’iscrizione è lunga più di quattro metri e presenta ben sette registri narrativi, il racconto completo di una vita trascorsa secoli fa, scandita dalle tappe del cursus honorum, dall’acquisizione della toga virile alle nozze, con tanto di descrizione dettagliata di tutte le munifiche attività d’accompagnamento a tali eventi, tra banchetti pubblici, elargizioni liberali, organizzazione di giochi gladiatori e combattimenti con belve feroci. Manca solo il nome del defunto ma non è detto che non sia possibile risalirvi in qualche modo, magari comparando altre fonti o sperando in altri ritrovamenti. Come spesso capita, ciò che viene alla luce potrebbe essere un frammento di qualcosa di più grande e anche in questo caso, infatti, la tipologia della struttura e il contenuto dell’epigrafe sembrano avvalorare l’ipotesi che il famoso bassorilievo marmoreo con scene di processione, combattimenti gladiatori e venationes, attualmente conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e di cui non era stato individuato ancora il contesto di provenienza, possa essere riferito proprio al monumento. 
Ritrovate nell’area anche le tracce ben leggibili del passaggio di una carovana al di sopra dello strato di oltre due metri di lapillo che copriva questa porzione della città, da porsi in relazione con il rinvenimento, avvenuto precedentemente e poco lontano, di alcuni scheletri a una quota più alta rispetto ai piani di frequentazione romani. Un’altra storia che aspetta di essere raccontata. 

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