31 luglio 2017

Il mercato britannico post Brexit

 

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È stata da poco rilasciata una relazione redatta dalla British Art Market Federation (BAMF) che ha lo scopo di misurare il mercato artistico del Regno Unito e il suo impatto su un panorama economico più ampio. 
Preparato da Clare McAndrew di Arts Economics, ex responsabile del Report di TEFAF, il rapporto afferma che il Regno Unito rappresenta il secondo mercato d’arte più grande del mondo, con 9,2 miliardi di sterline nelle vendite di oggetti d’arte e d’antiquariato, pari al 21 per cento delle transazioni in tutto il mondo. BAMF, un consorzio che include Christie’s, Sotheby’s e Phillips insieme a organizzazioni commerciali specializzate come l’Antiquarian Booksellers Association e la Royal Institution of Chartered Surveyors, ha pubblicato questa relazione l’ultima volta nel 2014. Da allora il valore complessivo del mercato britannico è diminuito del 19 per cento, ma il contributo complessivo del mercato dell’arte all’economia britannica è stato stimato a 1,46 miliardi di sterline nel 2016. In base a questi dati, Anthony Browne, presidente della BAMF, vede rafforzarsi la convinzione che il mercato dell’arte è qualcosa di cui il governo dovrebbe preoccuparsi, soprattutto durante la transizione per la Brexit. Il rapporto con il continente sarà sempre più spinoso e il report sottolinea l’importanza degli scambi transfrontalieri per il mercato britannico, che si dice è sotto-stimato da figure ufficiali. “Per alcune delle principali case d’asta, le spedizioni degli Stati membri dell’UE hanno rappresentato fino al 25 per cento delle loro vendite in media”, dice la relazione. Inoltre, tra il 15 e il 20per cento di tutti gli acquisti (aste e concessionari) sono andati ad acquirenti dell’UE, un pubblico che Londra può perdere per perdere se si vuole mantenere il suo bordo sottile. (RP)

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