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Esiste una geografia urbana, composita e diffusa, che si offre allo sguardo di un quotidiano passaggio distratto. Composizioni di materia varia, che celano una realtà inafferrabile, più spesso finzione che verità, e che si espandono nella costante generazione di molteplici dimensioni di spazio e di tempo, in cui si insinua la libertà di interpretazione di chi vi passa accanto. Fabio Donato fotografa tracce urbane, ordinarie impronte dell’umano che trascendono nel mito per il fatto stesso di essere riprese e per il mistero che in esse si cela. “Altri enigmi…omaggio a Man Ray. Opere di Fabio Donato 2010_2017” è il catalogo, edito da Art Studio Paparo, della mostra di Fabio Donato appena conclusa nella Biblioteca del Museo Nitsch, a Napoli, e si configura come un invito all’osservazione partecipata, con la mediazione dei testi di Diana Gianquitto, Olga Scotto di Vettimo, Maria Savarese, Loredana Troise.
Scrive Diana Gianquitto: ‹‹Le opere di Fabio Donato sono immagini che si continuano a vedere nella mente anche quando non sono più davanti agli occhi. Ritornano, anzi crescono, nell’esigenza di contemplare il senso, e spesso l’enigma, da esse sollevato. Di “starci con” l’enigma, più che risolverlo. Paradossalmente, la loro potenza aumenta con la distanza››. Dunque, in questa serie di immagini, è assorbita tutta la carica concettuale della fotografia di ricerca di Donato, nella quale anche i teloni di plastica colorata – che dall’imbrunire all’alba ricoprono ciò che resta delle attività umane in città – diventano postmoderni veli di Maya, grazie ai quali ciò che è nascosto rappresenta la possibilità di una lettura mitica, divertita e curiosa delle testimonianze di un nostro presente. (Giovanna Bile)