17 agosto 2017

Street art di viaggio. La stazione di Senigallia si colora con gli occhi di GeometricBang

 

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Il viaggio inizierà ancora prima di prendere il treno e sarà coloratissimo, attraversando Universe, l’opera che GeometricBang, al secolo Mattia Botta, ha realizzato sulle pareti della stazione di Senigallia e del sottopassaggio di collegamento con il centro storico. Grandi occhi spalancati, geometricamente stilizzati e con iridi dalle infinite sfumature di colore, scrutano i passeggeri e possiamo immaginare che ci vedano benissimo, considerando che il progetto è stato ideato e coordinato da Bookrepublic per Bausch+Lomb, azienda leader nel settore oftalmico, con la direzione artistica di PopUp Studio e con la partnership istituzionale del Comune di Senigallia e di RFI-Rete Ferroviaria Italiana, società d’infrastruttura del Gruppo FS Italiane. Ancora una volta, i linguaggi della Street Art riescono a istituire un linguaggio comune tra contesti diversi, in questo caso, distendendo un raccordo visivo, dai toni gioiosi, tra le architetture della stazione, un edificio risalente agli anni ’50, e quelle della Rocca Roveresca, imponente fortezza rinascimentale, che si trovano a 300 metri di distanza. Ne abbiamo parlato con Mattia Botta, street artist, grafico, illustratore, nato a Lodi nel 1984, formatosi nell’ambiente del writing della seconda metà degli anni ’90 e con all’attivo collaborazioni con, tra gli altri, Moleskine e Ikea. 

La stazione è un luogo che, nella storia del graffitismo, riveste una valenza simbolica molto particolare. Che sensazione ti dà poter realizzare un intervento così imponente in uno spazio del genere? 
‹‹La stazione è un luogo di passaggio, dove le persone si fermano per poco tempo per poi ripartire. Il fatto di poterle accompagnare nell’arrivo o nella partenza è per me molto interessante, come augurargli un buon viaggio. Questo sicuramente non è un graffito, sono un grandissimo amante dei graffiti, per me tutto ciò che si fa in strada parte da lì, questa è un’altra cosa. Quest’opera ha un principio differente rispetto a quello del graffito, si tratta di un’opera site specific, che implica un approccio differente, pensato e concepito per questa architettura e per il contesto in cui è inserita, e come tale non può avere nulla a che vedere con i graffiti che rimangono liberi da ogni vincolo. Poter dipingere la stazione di Senigallia è stato molto significativo perché non è un luogo da “riqualificare”, bensì un edificio già restaurato e non in stato di degrado. Questo implica un diverso dialogo tra l’opera e il contesto in cui si inserisce. E’stato un lavoro molto faticoso ma veramente molto gratificante.›› 
Che soggetto hai pensato per il tuo intervento alla Stazione di Senigallia? In che modo entrerà in dialogo con le strutture architettoniche e gli sguardi dei viaggiatori? 
‹‹Il titolo dell’opera è UNIVERSE, è la rappresentazione di un universo che sfocia in fasce di colori che per me rappresentano la creatività, il futuro, l’infinito. È un messaggio di grande positività. L’universo prende delle sembianze umane, attraverso gli occhi, simbolo della profondità umana ed una grande mano che avvolge tutta l’opera. Come dicevo prima è un augurio di buon viaggio per le persone che ogni giorno passano dalla stazione. Non è stato semplice inserire l’opera in un contesto architettonico di questo tipo, è stata una bella sfida che mi ha dato molta soddisfazione e per questo ringrazio di cuore Monica Caputo, di PopUp Studio, Annalisa Angelini, di BookRepublic, che hanno creduto in questa opera anche davanti a tante difficoltà che ci sono state per realizzarla, e la mia compagna di vita, Mariangela, che mi ha aiutato nella realizzazione della stessa.›› 
Che ruolo può giocare la Street Art nelle aree considerate “marginali”, al di là dei grandi centri dell’arte contemporanea? 
‹‹Non credo molto nell’idea che la street art, se così la vogliamo chiamare, possa avere un ruolo di riqualificazione di periferie marginali o di contesti difficili. Per funzionare a livello sociale dovrebbe essere affiancata a figure di vari settori, dagli assistenti sociali ai muratori, dagli idraulici agli architetti, che insieme possano cambiare drasticamente un luogo emarginato. Bisognerebbe agire su più livelli per poter permettere alle persone di vivere meglio. L’arte è un grande strumento di comunicazione, può lanciare dei messaggi, può raccontare una storia, ma può arrivare solo fino ad un certo punto, per cambiare realmente qualcosa deve essere portata al fianco di altre realtà che le permettano di poter esprimere il proprio messaggio senza avere la pretesa che da sola possa realmente cambiare qualcosa, l’unione fa la forza.››

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