19 agosto 2017

Landing Pages

 
7 artisti per una realtà obliqua

di

Peninsula, in collaborazione con Projektraum | PhotoWerkBerlin, presenta alla Kommunale Galerie di Berlino Landing Pages, una mostra fotografica che raccoglie il lavoro di sette artisti internazionali, curata da Eleonora Farina, Claudio Gobbi and Norbert Wiesneth.

Attraverso una messa in discussione del concetto stesso di narrazione, l’esposizione, aperta fino al 27 agosto, pone l’accento sull’utilizzo del mezzo fotografico da parte di una generazione di artisti, tutti nati tra il 1960 e 1970. Landing Pages è una finestra aperta su un nuovo approccio concettuale al luogo e alla narrazione, ma soprattutto ai luoghi della narrazione che riformulata dai sette artisti esposti, si manifesta nelle sue molteplici forme. Attingendo da più fonti, dai media ai dati storici e geografici, Flatform, Claudio Gobbi, Sylvia Henrich, Andréas Lang, Søren Lose, Norbert Wiesnet, Marco Poloni e Noah Stolz propongono un’interpretazione obliqua della realtà.

Claudio Gobbi presenta Ural Studies, opera che si inscrive nel più ampio progetto Neither Europe nor Asia. Frutto dei frequenti viaggi nella regione russa degli Urali, le fotografie di Gobbi sono la testimonianza di una culturale nata a cavallo tra Oriente e Occidente. Transnazionalità e identità culturale sono raccontate dall’artista attraverso le fotografie delle illustrazioni dei racconti di Dmitry Mamin Sibiryak, il principale autore degli Urali, i cui romanzi furono tradotti in tutto il mondo. Ci troviamo, quindi, di fronte a una duplice rappresentazione di una realtà narrata e filtrata dall’ambiguità delle immagini prima, attraverso l’illustrazione poi, infine attraverso la sua riproduzione fotografica. La questione della descrizione pura e la rappresentazione concreta di un luogo è riproposta nel video di Flatform A place to come (nella foto in homepage), nel quale un paesaggio dominato dalla nebbia fa da sfondo a una voce fuori campo che descrive e anticipa la realtà non ancora espressa.

Marco Poloni presenta, invece, un lavoro che si posiziona al limite tra cinema, installazione, testo e fotografia. Codename Osvaldo,”Case Study #2: The Orgosolo Laboratory Project” (nella foto in alto) è un atlante di fotografie, testi, film e oggetti attorno alla complessa figura di Giangiacomo Feltrinelli. Noto ai più come fondatore dell’omonima casa editrice, non tutti sanno che tra gli anni ’60 e ’70 Feltrinelli fu un grande attivista, militante sotto il nome di compañero Osvaldo. Il lavoro di Poloni è un esame visivo degli eventi avvenuti alla fine degli anni ’60 nel villaggio di Orgosolo in Sardegna quando, nel novembre del 1968, i cittadini sciolsero il Consiglio Comunale sostituendolo con un’Assemblea Popolare. Quello di Orgosolo fu il primo, e unico, caso di autogoverno nella storia dell’Italia del dopoguerra. Feltrinelli si impegnò a documentare e a far circolare le tracce visive di questo evento attraverso la pubblicazione e la distribuzione di opuscoli militanti.

Topografia, memoria e ricostruzione non sono solo i temi centrali delle opere proposte da Sylvia Henrich, Norbert Wiesneth, Søren Lose e Andreas Lang, ma i fondamenti di una pratica fotografica impegnata nella realizzazione di una nuova identità narrativa. (Fabrizia Maselli)

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