02 settembre 2017

È tempo dell’arte MADEINFILANDIA

 
Giunta alla sua ottava edizione, “Madeinfilandia” è un progetto di micro-residenza nella campagna toscana che permette agli artisti di ideare e fare arte immersi nella natura della Filanda di Pieve a Presciano (Arezzo), un esempio di archeologia industriale del XIX secolo. Oggi e domani sono aperte le porte al pubblico

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Le residenze d’artista non sono una novità. Per quanto recente, rappresentano, infatti, un fenomeno che è ormai proliferato a livello internazionale. Così, quello che inizialmente era nato come un premio individuale, una specie di borsa di studio, si configura oggi, invece, come una “comunità” artistica globale, nomade, itinerante, permanentemente in viaggio. In una sorta di Grand Tour 2.0. Che questa volta ci conduce in un angolo remoto del Belpaese, nella Filanda di Pieve a Presciano (Arezzo), un esempio di archeologia industriale del XIX secolo. Per una residenza d’artista sui generis, a dir la verità. Qui la Filanda, da luogo geografico identificato sulle mappe catastali italiane, si è costituita in “Stato di Filandia” che ha, tra i suoi padri fondatori, Luca Pancrazzi, Claudio Maccari, Elena El Asmar e Loris Cecchini, in collaborazione con Arturo Ghezzi. “MadeinFilandia” è un luogo inventato da artisti per artisti, allo scopo di costruire occasioni di approfondimento diretto con l’arte e con loro stessi. Dal 2010, anno della sua fondazione, si autoproduce per garantire una possibilità creativa in piena autonomia. Un’autarchia, insomma, da committenti e curatori. Gli artisti convitati appartengono spesso a generazioni diverse. Praticano linguaggi alternativi. Approdano in Filanda ora per cooptazione ponderata, ora per un incontro, anche casuale. Ma l’occasione è sempre la stessa: “far vedere” come l’opera d’arte possa essere uno dei rari strumenti per dar forma e contenuto al “Comune”. Segnando così il tramonto, forse definitivo, di un’epoca che, dagli anni Ottanta fino al primo decennio del nuovo millennio, era stata contrassegnata da un claustrofobico individualismo da parte degli artisti. Spesso sospettoso e, talvolta, persino rancoroso. Una transizione, per certi versi, rivoluzionaria. Complice, probabilmente, la crisi di un certo mercato dell’arte. E la disfatta di un certo sistema dell’arte. Per la serie, non tutti i mali vengono per nuocere. 
Gli artisti arrivano a “Madenfilandia” con il loro bagaglio di vestiti e vissuto, di conoscenze ed esperienze, ma avendo lasciato alle spalle semilavorati o progetti ideati altrove. Si ambientano, entrano in contatto sia con l’esterno che con l’interno della Filanda di Pieve a Presciano e, poi, iniziano a lavorare. Lo fanno spontaneamente, senza che gli venga chiesto esplicitamente di produrre un’opera. È quanto accaduto anche quest’anno. Ecco un manipolo di artisti, tra residenti abituali e micro-residenti occasionali (Maura Banfo, Chiara Bettazzi, Stefano Boccalini, Loris Cecchini, Ermanno Cristini, Alessio de Girolamo, Matteo Fato, Sophie KO, Filippo Leonardi, Luca Pancrazzi, Leonardo Pivi, Alessandra Spranzi, Giovanni Termini e, con i progetti speciali, sotto forma di performance e azioni, Mattia Costa, Loredana Longo, Lorena Viale), che si sono incontrati e confrontati, per periodi brevi o meno, fondando laboratori di ricerca. Il tema scelto è stato quello della solitudine. E oggi e domani, come da tradizione, lo “Stato di Filandia” apre, anzi spalanca le sue porte al pubblico, per amplificare ulteriormente lo spazio e il tempo della condivisione. Non una mostra, dunque, attende i visitatori, ma un percorso attraverso la formalizzazione delle idee e delle visioni scaturite da questo cenacolo di artisti per artisti. Come la “Generosità”. Una parola stampata, accartocciata e poi ridistesa da Stefano Boccalini. Accanto a una foto della Filanda, anch’essa prima stampata, poi accartocciata e, quindi, ridistesa (nella foto in alto). Coerente con uno dei suoi più recenti filoni di ricerca, Boccalini cattura in una parola tanto evocativa e densa, come la “generosità”, il senso della sua residenza. Che acquista concretezza nell’azione della stropicciatura e, nel contempo, viene caricata di una profondità temporale madida di vissuto. Opera più introspettiva è quella di Maura Banfo, Variazioni senza tema, un’installazione di Polaroid in bianco e nero. Scatti effettuati in diversi momenti della giornata, nell’osservazione del mutamento della luce, nella variazione di piccoli dettagli, nello spostamento di piccoli oggetti. Un vero e proprio diario intimo compilato nel silenzio della campagna. Nella ricerca di sé, con sé. Filippo Leonardi, invece, ha preso in prestito uno dei salottini della Filanda e, ricalcando la sua linea estetica, lo ha animato di “presenze di natura”, in questo caso insetti morti, trovati nei dintorni e “allestiti” in giro per la stanza (nella foto in homepage). Facendoli sembrare ancora vivi e contribuendo, così, a innescare dei cortocircuiti percettivi nell’osservatore per far vacillare, o minare, le apparenti certezze che scandiscono il mondo artificiale nel quale viviamo. Oltre i confini di “Madeinfilandia”. (Cesare Biasini Selvaggi)   
In alto: Stefano Boccalini, Generosità, 2017, stampa inkjet su carta, plexiglass, cm 21x 59,4
In homepage: Filippo Leonardi, La brevità della vita, 2017. Installazione, dimensioni ambientali

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