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Oggi che le Biennali funzionano ormai come una sorta di genere dominante all’interno del mondo dell’arte globalizzato, nessun Paese può dichiararsi fuori del circuito artistico internazionale, così l’antica e suggestiva città di Anren, della provincia del Sichuan, costituirà lo scenario della prima edizione di Anren Biennale, con il titolo generale di “Today’s Yesterday” e sotto la direzione artistica di Lü Peng e l’organizzazione di OCAT, a partire dal prossimo 27 ottobre.
Quattro le sezioni a tracciare questa nuova tappa nella storia e nel dibattito dei sistemi espositivi affidate a curatori cinesi e internazionali: da “The Szechwan Tale: Theatre and History” di Marco Scotini, insieme a “The Rhetoric of Family Tree” di Lan Qingwei/Du Xiyun; “Crossroads” di Liu Ding, Carol Lu Yinghua; “A Future That Never Returns” di Liu Jie/Lu Jing (Rain).
La sezione curata da Marco Scotini si focalizza sul rapporto tra il teatro (come spazio delle maschere) e la storia (nel suo farsi concreto) e si ispira a una delle opere più popolari e mature della drammaturgia di Bertolt Brecht: L’anima buona del Sezuan. Ma l’artificio teatrale del travestimento uomo-donna (buono-cattivo) messo in atto dalla protagonista, la prostituta Shen Te- Shui-Ta, non è solo un espediente scenico ma riflette l’intera parabola del passaggio dal socialismo al capitalismo in Cina, quanto le proiezioni (e le rispettive rappresentazioni) da Occidente a Oriente e viceversa. Come una vera costruzione drammatica “The Szechwan Tale” sarà concepita in una sorta di meta-teatro in cui artisti internazionali e cinesi forniranno una decostruzione degli strumenti della macchina teatrale – pubblico, sipario, attore (l’automa, il puppet, il teatro delle ombre), costumi, scenografia (ambiente mutabile e immutabile), testo e musica, come metafora di altrettanti fenomeni sociali e del loro carattere storico.
Qual è l’urgenza, oggi, della domanda posta da Brecht? Scotini si servirà di tecniche teatrali per mettere in scena l’esposizione facendo ricorso a uno dei principali assunti brechtiani per cui il mondo può diventare oggetto della rappresentazione a patto di essere presentato come qualcosa che può essere cambiato.
Tra gli artisti italiani, internazionali, cinesi e locali invitati nella sezione “The Szechwan Tale”, figurano Cornelius Cardew, Céline Condorelli, Chto Delat/What is to be done?, Stano Filko, Peter Friedl, Yervant Gianikian and Angela Ricci Lucchi, Piero Gilardi, Dan Graham, Joris Ivens, Joan Jonas, Ilya & Emilia Kabakov, William Kentridge, Julius Koller, Mao Tongqiang, Rithy Panh, Michelangelo Pistoletto, Lisl Ponger, Qiu Zhijie (in home page Greeting, 2013), Pedro Reyes, Santiago Sierra, Sun Xun, Wael Shawky, Jean-Marie Straub & Danièle Huillet, Marko Tadić, Ulla Von Brandenburg, Clemens Von Wedemeyer & Maya Schweizer, Wei Minglun, Yang Yuanyuan, Mei Lanfang and the Russian Proletarian Theatre (research curator Andris Brinkmanis).