05 settembre 2017

SPECIALE VENEZIA

 
Una “Venezia che non si vede” ma vive di ascolti
Il Padiglione Catalogna della Biennale secondo Antoni Abad
di Eleonora Minna

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La Catalogna partecipa per la quinta volta alla Biennale con “La Venezia che non si vede” un progetto di Antoni Abad (Lleida, 1956) dove i visitatori possono fare tour in barca guidati da persone ipovedenti e condividere le impressioni audio on line. È un modo di vivere il tessuto urbano ascoltando i sensi -sono l’udito e il tatto a predominare-, in una città dove a stento è possibile vedere la linea dell’orizzonte senza incontrare lo skyline di un’umanità che ormai l’affolla senza sosta. 
Non è un caso che le gondole in questione navigano a San Pietro di Castello, quartiere poco distante dall’Arsenale e che è rimasto spazio umano, quasi un’oasi protetta dove la comunità ritrova luoghi di socialità – famosissimo il centro sociale Morion -, organizza momenti di condivisione -come la celebre sagra del pesce di fine giugno-, e da dove in questi anni sono partiti molti comitati cittadini per ripensare il ruolo delle grandi navi in città. Parte sostanziale della mostra è l’applicazione BlindWiki, un network che raccoglie il racconto dei partecipanti e che si attiva attraverso il gps: è così che in Calle Gradisca una visitatrice registra il suono del ritorno delle cicale in laguna e lo condivide con la rete o con chiunque si trovi a passare in quel luogo in un dato momento; oppure un altro visitatore riporta in diretta le impressioni dalla Festa del Redentore, facendo immaginare il sottofondo dei fuochi d’artificio e le barche che scivolano sul Canal Grande. 
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Catalonia in Venice
Tecnologia per la comunicazione
Turismo esperienziale e accessibilità dunque: e non solo perché tutto il progetto si sviluppa secondo i principi del “design for all”, per cui ogni materiale comunicativo deve essere facilmente riconoscibile -compresi i caratteri tipografici ad alto contrasto e la scrittura in braille- ma perché tecnologia, design visivo e creatività paradossalmente annullano il bisogno del termine “accessibile”. In questo progetto sono il movimento, il tatto e il suono a predominare: conseguenza ovvia è che visitatori e skipper ipo o non vedenti condividono allo stesso momento gli unici strumenti comunicativi di cui hanno bisogno. 
Se lo racconti, mi fido 
Il racconto dell’esperienza incrocia oggi le sperimentazioni di creativi e comunicatori: Halsey Burgund, sound artist di base a Boston, ha sviluppato Roundware una piattaforma per cui di fronte a un’opera è possibile ascoltare le impressioni di chi l’ha già vista, invece del racconto più oggettivo dell’audioguida; l’applicazione è attiva in via sperimentale nel DeCordova Sculpture Park and Museum di Lincoln, nel Massachusetts. Lo stesso Abad non è nuovo in iniziative che potenziano il valore sociale delle nuove tecnologie: dal 2004 al 2013 ha lavorato in progetti di comunicazione on line per www.megafone.net, un sito che elaborava post pubblicati da vari gruppi a rischio di esclusione in Brasile, Canada, Colombia, Messico, Costa Rica, Stati Uniti e Sahara, amplificando così voci che rischiavano di cadere nel dimenticatoio dell’obsolescenza social. BlindWiki è nata in Italia durante una residenza dell’artista all’Accademia di Spagna di Roma nel 2014 ed è attiva anche a Santiago de Compostela, Sydney, Varsavia e Berlino.  

Eleonora Minna

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