24 settembre 2002

Johannesburg … il futuro del mondo (secondo R. Rogers, H. Hollein e J. Wines)

 
La 8. Mostra Internazionale di Architettura ed il vertice di Johannesburg, due sguardi verso il futuro. “Salvare il mondo”: cosa può fare l’architettura? Nella Biennale del “futuro in esecuzione” abbiamo chiesto autorevoli pareri…

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Il vertice di Rio de Janeiro, nel ’92, aveva sottolineato il fondamentale ruolo dell’edilizia nello Sviluppo Sostenibile. Ora, dopo 10 anni, il tema sembra ormai maturo. Ma il recente vertice di Johanesburg ha detto qualcosa di nuovo? In occasione della grande kermesse inaugurale della Biennale di Venezia Exibart ha chiesto un’opinione a caldo ad alcuni mostri sacri dell’architettura contemporanea, rappresentativi di un duraturo impegno ecologista.
Johannesburg
Lord Rogers, ripensando a quanto lei ha prodotto scandagliando l’esigenza di sostenibilità nell’insediamento antropico, oggi, in chiusura del vertice di Johannesburg, che prospettive intravede?
Richard Rogers:La situazione è veramente triste, siamo come pesci e loro stanno pescando. Ci sono state poche decisioni, e ci dobbiamo consolare con qualche intento: almeno questo non è male, avremo qualche azione.
Dunque lei è pessimista?
Richard Rogers: Non totalmente pessimista, ma esausto.

Architetto Hollein, come giudica gli esiti del vertice di Johannesburg?
Hans Hollein: Non sono ottimista. Ci sono super-poteri che non hanno alcuna intenzione di agire nell’interesse di “salvare il mondo”.
Allora l’unica possibilità è tornare ad esprimere, in arte, il dissenso, nella speranza di innescare un processo, così come fu per i vostri celebri disegni di avanguardia radicale?
Hans Hollein: Tutti nel proprio lavoro dovrebbero esprimere una posizione forte sui temi ambientali. E’ ora che lo esprimano tutti, e non solo gli artisti.

Architetto Wines, un commento sul vertice di Johannesburg?
James Wines: E’ importante che ci si ponga problemi così urgenti come “salvare il mondo”, il concetto è molto importante, ed è positivo che sia stato posto coinvolgendo un continente come l’Africa. Ma quello che mi lascia perplesso è il fatto che non si affronti il problema economico: come pensano di fare queste cose positive se poi le persone non hanno i soldi per farlo? Solo chi ha profitti può influenzare le azioni.
Allora qual è il ruolo dell’arte? La chiave di lettura Johannesburg rimane quella proposta nel vostro testo “Green Architecture”?
James Wines: Siamo in una fase di debolezza, la situazione è critica: in Usa per esempio il 65% della ricchezza è concentrato nelle mani del 10% della popolazione. E questi ricchi sono poi rappresentati da una destra radicale che propone odio e xenofobia.Il ruolo dell’arte , non riuscendo a raggiungere queste fazioni politiche, è comunque quello di generarne altre, una opposizione di sinistra. Lì l’arte deve stimolare a pensare. Finché si pensa c’è speranza, e quindi libertà. Bisogna cominciare a pensare che occorre trovare un metodo di investigazione delle forme di potere.

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marco felici

[exibart]

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