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Segmenti luminosi si intersecano su una superficie di buio, andando a comporre alcune figure geometriche piane. Rettangoli, parallelepipedi e rombi appaiono e poi deflagrano, una danza di angoli che si ampliano e restringono sincronizzandosi su un sorgente microsonora pulsante, una sorta di primitiva voce della forma, linguaggio orale e ridotto ai suoi elementi basilari.
E questo è solo l’inizio di Lumière III, la performance immersiva, tra visual e audio, di Robert Henke, che si svolgerà al Teatro Argentina mercoledì, 4 ottobre, e introdurrà Digitalife 2017, la sezione del Romaeuropa Festival dedicata alle nuove tecnologie e all’arte digitale, un progetto di Monique Veaute.
Perché poi le cose si complicano, i profili e le sagome si moltiplicano, costruiscono architetture, impalcature di codici, il ritmo diventa una musica particellare e noi non capiamo se stiamo assistendo a qualcosa di arcaico o di futuristico. O forse fuori dal tempo, come dovrebbe essere la realtà virtuale o la consistenza dell’universo e, per ritornare nelle nostre tre dimensioni, per convincerci di non essere improvvisamente caduti nel mondo di Tron, dobbiamo voltarci e guardare i fasci di luce dei proiettori che attraversano la nebbia dispersa ad arte nella sala, disgregandola e modellandola come fosse una scultura evanescente (qui, un estratto di quello che ci aspetta). D’altra parte, il tema di questa edizione di Digitalife è la fragilità delle rappresentazioni, le illusioni che deformano il reale e poche cose sono riuscite a mettere tanto in discussione il nostro senso dell’orientamento, come ha fatto il virtuale,
E se non ne avete abbastanza di questa vertigine, l’artista nato a Monaco nel 1969 e attualmente a Berlino, porterà Phosphor, un paesaggio temporaneo plasmato da luce ultravioletta e in continua trasformazione per tutta la durata della mostra, che sarà visitabile a Palazzo delle Esposizioni, dal 7 ottobre 2017 al 7 gennaio 2018, sempre nell’ambito di Digitalife 2017.