13 ottobre 2017

Il ribelle del fondo nero

 
Luci e ombre dentro la pittura di Caravaggio: radiografie di una personalità irrequieta. Partendo da Palazzo Reale, e in una serie di mostre nell'autunno milanese

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Di Michelangelo Merisi nato a Milano il 29 settembre del 1571 e non a Caravaggio, come rivela il suo certificato di battesimo rinvenuto nell’archivio diocesano nel 2007, si è detto e scritto molto, ma a quanto pare non tutto è noto della pop star del Seicento più celebrata nel mondo. Dopo l’epocale mostra del 1951 a Palazzo Reale di Milano, dedicata al padre del realismo in pittura, allora sconosciuto, e ai suoi seguaci a cura di Roberto Longhi, oggi scatena il delirio del pubblico l’esposizione milanese di venti opere autografe del pittore lombardo dal titolo “Dentro Caravaggio”, inaugurata il giorno del suo compleanno e riunite insieme per la prima volta, provenienti da musei nazionali e stranieri. Del visionario della luce e dell’ombra, dall’animo tormentato, affascina la sua vita ammantata dal mistero, “spericolata” e i fatti e misfatti biografici di un Maestro del colore che nella fase matura della sua attività artistica usava il buio, l’ombra al posto dello sfondo bianco, una tecnica esecutiva innovativa. 
Come Caravaggio rivoluziona la pittura si scopre così in questa imperdibile mostra-evento dell’anno che conferma Milano come Capitale culturale di richiamo internazionale, nata dagli studi intrapresi in occasione del IV Centenario della morte de pittore, celebrato nel 2010 con l’importante esposizione ospitata alle Scuderie del Quirinale. Queste ricerche hanno rivelato nuove tracce documentarie che hanno aggiunto tasselli importanti e modificato la cronologia del periodo romano di Caravaggio, posticipando il suo arrivo nella Capitale dal 1592 al 1596, e l’anno successivo risulta al servizio del Cardinal Del Monte. Cosa abbia fatto Merisi quattro anni prima della fuga a Roma per ora non si sa nulla. Secondo alcune fonti da verificare (manoscritto inedito di Gaspare Clelio, databile al 1614, scoperto da Riccardo Gandolfi), pare che il giovane Caravaggio fosse stato costretto a fuggire da Milano a causa dell’omicidio di un amico, ma del fatto non c’è traccia: forse è legittimo suppore che questo aneddoto sia frutto di maldicenze. E intanto l’aura di mistero intorno al pittore maledetto s’infittisce. 
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La Buona Ventura, 1597 Michelangelo Merisi da Caravaggio Olio su tela, 115 x 150 cm – Musei Capitolini-Pinacoteca Capitolina, Roma – © Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Foto Giuseppe Schiavinotto, Roma

L’obiettivo di “Caravaggio Experience” (costata 3,5 milioni, aperta sette giorni su sette con aperture serali, di cui le prenotazioni hanno già superato 85mila biglietti, la prima mostra no stop aperta anche il lunedì mattina www.vivaticket.it), è di investigare dentro la materia della pittura, risalire alla genesi del suo modus operandi, importante sul piano scientifico perché sfata le leggende sul processo esecutivo delle sue opere.  
A cura di Rossella Vodret, con il comitato scientifico presieduto da Keith Christiansen, direttore del dipartimento d’arte europea del Met di New York, a Palazzo Reale i venti capolavori sono anche stati radiografati con raggi X e affiancati da video multimediali disposti dietro le opere che documentano, grazie ad esami diagnostici (sostenuti dal gruppo Bracco), insospettabili ripensamenti, tracce nervose, linee di colore, bagliori di luce, contrasti tra luci e ombre e diverse modifiche sulle forme definitive delle opere di Caravaggio. Queste e altre indagini diagnostiche di routine per gli studiosi, per la prima volta sono mostrate al pubblico e svelano il suo processo creativo dall’ideazione dell’opera alla versione finale. Dalla capillare analisi scientifica si evincono numerosi interventi, come e dove il genio in fase di evoluzione pittorica cambiava idea, mettendo in discussione la credenza che Caravaggio dipingesse di getto e che non abbia mai disegnato, come si vede nel dipinto La Buona Ventura (1597, Roma Musei Capitolini). Un capolavoro dipinto su una tela già utilizzata, sotto la quale si cela una Vergine con il bambino. Merisi era solito preparare la tela secondo la tradizione, e dalla diagnostica si vede come e dove interveniva, sull’impostazione e composizione dell’opera, sulla postura dei protagonisti e altri dettagli, dimostrando continui ripensamenti rispetto alla versione definitiva del dipinto. 
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Riposo durante la fuga in Egitto, 1597, Michelangelo Merisi da Caravaggio, Olio su tela, 135,5 x 166,5 cm – Galleria Doria Pamphilj, Roma © 2017 Per gentile concessione del Trust Doria Pamphilj
Prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale con  MondoMostre Skira, in collaborazione con  MIBACT Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, con il supporto di Gruppo Bracco Imagin S.p.a e  main sponsor Intesa Sanpaolo, la mostra coniuga con una formula vincente informazione e divulgazione, senza scadere nella spettacolarizzazione della tecnologia.  
Grazie al rigoroso allestimento progettato da Studio Cerri&Associati, ideato in penombra per disegnare un percorso definito da volumi prismatici in cui s’inseriscono le opere che raccontano in sequenza cronologica le vicende biografiche del pittore, affiancate da documenti originali, compreso l’inventario dei pochi beni posseduti da Merisi, si svela il suo aspetto umano, l’antieroe fragile, tormentato da nevrosi e precarietà esistenziali. In poche stanze tutti potranno immergendosi nel pathos delle sue opere. Il percorso incomincia con Giuditta che taglia la testa a Oloferne (1602, Roma, Galleria Nazionali d’Arte Antica) in cui Caravaggio coglie l’istante di sospensione dalla vita alla morte di Oloferne, e prosegue con il Ragazzo morso dal ramarro (1597, Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi), in cui il soggetto potrebbe essere  lo stesso Caravaggio, e altri capolavori, passando alla Madonna di Loreto o Madonna dei Pellegrini  (1604-1605 , Roma Basilica di Sant’Agostino), dalla composizione iconograficamente innovativa, opera rifiutata  dal committente per via della “volgarità” dei due pellegrini, dipinti inginocchiati con i piedi fangosi, fino  alla  straziante  Salomè con testa del battista (1607-1610, Londra, National Gallery). Quest’opera dalla composizione ridotta all’essenziale sembra una sequenza cinematografica. Se l’intento della mostra è di ricostruire la sua vita dalla giovinezza alla maturità romana, dalla condanna per omicidio e la sua fuga a Napoli, fino all’approdo a Malta, l’emozione da parte dello spettatore, stanza dopo stanza a Palazzo Reale è una costante, vedere per credere!  Come gli altri pittori del suo tempo, Caravaggio nelle opere giovanili utilizza sfondi chiari, mentre la svolta a quelli scuri avviene nel 1600, quando viene chiamato a dipingere le due grandi tele per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, a Roma. Era il suo primo incarico romano e pubblico: un’opera di grandi dimensioni a cui il pittore non era abituato, ma che doveva terminare in un anno. Qui, per la fretta di esecuzione, il pittore adotta per la prima volta la preparazione della tela scura, su cui il sottile disegno tradizionale non era più visibile, imposta rapidamente la composizione con alcune  incisioni e disegno a pennello insieme ad alcune pennellate appena abbozzate, carica i bianchi  e aggiunge i mezzi toni, dipingendo solo  le parti  in luce o in penombra. Questa nuova tecnica esecutiva sarà sperimentata nelle opere successive, fino alle estreme conseguenze del sorprendente Martirio di sant’Orsola, del 1610, anno della sua morte. Caravaggio trova nell’escamotage di dipingere solo le parti chiare o a mezza luce, figure inghiottite dal buio plasmate con poche pennellate di abbozzo: uno stile che ha contagiato schiere di pittori, registi e fotografi di ieri e di oggi. 
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Sacrificio di Isacco, 1603 Michelangelo Merisi da Caravaggio Olio su tela, 104 x 135 – Galleria degli Uffizi, Firenze – Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi

Con questo drammatico dipinto si chiude un percorso espositivo e emozionante di un genio visionario, reso ancora più coinvolgente, immersivo, grazie all’illuminazione dell’architetta Barbara Balestrieri che ha coinvolto Flos per sviluppare soluzioni di illuminazioni ad hoc. Anche il catalogo (edito da Skira) segna una tappa importante delle ricerche storico-scientifiche dedicate a Merisi e diventerà uno strumento necessario per gli storici dell’arte per rigore scientifico, corredato però da un linguaggio accessibile anche ai non addetti ai lavori.
Affianca la mostra un elenco di iniziative collaterali, progetti didattici per bambini, visite guidate e anche itineranti in città alla scoperta di altri capolavori di Caravaggio come la Canestra di Frutta alla Pinacoteca Ambrosiana e la Cena in Emmaus della Pinacoteca di Brera. (www.caravaggiomilano.it). Si anticipa inoltre che il 30 novembre sarà inaugurata un’altra mostra intitolata “L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri. Napoli, Genova e Milano a confronto (1610-1640)” proposta dalle Gallerie di Piazza Scala, Milano e costruita attorno al Martirio di sant’Orsola (1610), risalente al periodo napoletano del pittore delle collezioni Intesa Sanpaolo. 
Jacqueline Ceresoli

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