14 ottobre 2017

Unesco, Azoulay e Israele

 
Che succederà all'organizzazione culturale delle Nazioni Unite? Gli Stati Uniti della cultura non sembrano preoccuparsi più di tanto, mentre preoccuperà un ammanco di fondi...

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Qualche ora fa, l’annuncio del Ministro italiano ai Beni Culturali Dario Franceschini: “In un momento delicato per l’Unesco dopo le polemiche e l’uscita di Usa e Israele, la nomina a Segretario Generale dell’ex ministro della Cultura francese Audrey Azoulay, fortemente sostenuta dall’Italia, pone le basi per un rilancio dell’azione dell’Unesco a tutela del patrimonio culturale e alla valorizzazione della cultura come strumento di dialogo”.
Chissà se sarà vero, visto che il dente avvelenato per i saluti di Stati Uniti e Israele, da quasi 48 ore si sprecano. Quel che è successo ha fatto, a sua volta, il “Giro del Mondo”: Trump ha deciso di fare uscire gli Usa dall’Unesco della cultura e dell’educazione perché sempre più sbandiera un atteggiamento “filo-palestinese e anti-israeliano”. A ruota, dopo l’annuncio dell’America del Nord, è arrivato Benjamin Netanyahu che ha dato disposizione al ministero degli Esteri di preparare l’uscita di Israele dall’Unesco parallelamente agli Stati Uniti.
I due Paesi si confermano, insomma, “Best friends forever” anche in questo caso, e gli Stati Uniti promettono di continuare a lavorare con l’agenzia in qualità di “osservatore non membro”, in modo da fornire “il punto di vista e l’esperienza americana”.
La Presidente uscente Irina Bokova ha spiegato che l’abbandono dell’America “È una perdita per la famiglia delle Nazioni Unite. È una perdita per il multilateralismo”, anche perché – ha continuato – un 21esimo secolo più giusto, più pacifico e più equo, ha bisogno dell’impegno di tutti.
E dagli Stati Uniti? Delusione e rammarico, e l’idea che l’UNESCO, senza la presenza degli USA al suo interno, diventi un’organizzazione più debole. 
Verrebbe da dire, in realtà, di stare tranquilli: non è la prima volta che gli Stati Uniti si sono ritirati da questa organizzazione che Artnet giudica “talvolta controversa”. L’amministrazione di Ronald Reagan ha lasciato l’UNESCO nel 1984 in piena Guerra Fredda, per preoccupazioni legate alla Russia, e solo nel 2002, con George W. Bush, l’America è rientrata nell’associazione. Poi il governo ha ritirato i suoi 80 milioni di dollari in finanziamenti annuali – circa il 22 per cento del bilancio totale dell’UNESCO – quando la Palestina è entrata nell’organizzazione nel 2011, e dal 2013 gli Stati Uniti hanno perso i diritti di voto dopo due anni di non pagamenti. Vedremo che farà la prossima amministrazione!
Fonte: Artnet.com

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