14 ottobre 2017

Al quartiere Adriano si salta. Arianna Vanini ci dice come trasformare il quotidiano in gioco

 

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Per calcolare la via più breve per arrivare in ufficio, prova a lanciare un sassolino e a vedere in quale casella numerata si ferma. Poi, salta su un piede solo. Succede al quartiere Adriano, a Milano, con #Wideopenyourself, progetto di arte urbana di Arianna Vanini, nell’ambito del programma triennale Lacittàintorno, promosso da Fondazione Cariplo. Il progetto sarà presentato il 14 ottobre, nel calendario della XIII Giornata del Contemporaneo, ed è proposto dal Network Non Riservato con la collaborazione di Artcitylab. Campi da gioco disegnati a terra, la griglia della campana tra la terra e il cielo, il percorso delle biglie, che possono scorrere veloci, senza traffico, tra palazzi coloratissimi, e poi frasi e aforismi di pittori, filosofi e artisti. Tutto per trovare un’ispirazione improvvisa o per ricordarsi del tempo passato, per riappropriarsi dello spazio e del tempo quotidiano, in un quartiere che corre verso la trasformazione. Ma il gioco non può che continuare anche sul web, attraverso un codice QR che porterà il fruitore alla pagina dell’evento, per scoprire tutti gli interventi realizzati e per suggerire nuovi itinerari, aforismi, azioni, magari c’è qualche gioco della vostra infanzia che vorreste proporre. Un occhio è stato dato anche all’ambiente, visto che per realizzare ciascun intervento verrà utilizzata la finitura fotocatalitica FOTOSAN della società Caspani s.r.l., un prodotto in grado di abbattere e trasformare gli agenti inquinanti e tossici in sostanze innocue. 
Tra un lancio di biglie e un salto doppio, Arianna Vanini ci spiega le regole del gioco. 
Cosa significa sviluppare un lavoro site specific per un quartiere sottoposto a complessi processi di trasformazione, come l’Adriano di Milano? 
Quando lavori in un “Luogo” in costante e continua trasformazione come il Quartiere Adriano, la progettualità artistica tende alla creazione di una nuova e auspicabile mappatura culturale e sociale all’interno del quartiere, valorizzando alcuni aspetti importanti della vita quotidiana di quest’area di Milano. Il progetto #Wideopenyourself tenta di farlo attraverso la riappropriazione dello spazio pubblico – di un luogo abbandonato – indicando una prospettiva diversa al cittadino, avvicinandolo al luogo in cui vive in un modo del tutto inusuale, cercando di creare un luogo adatto all’incontro e allo scambio. 
L’arte e la cultura hanno ancora il potere di creare comunità? 
Certamente. Ne sono esempio anche le esperienze internazionali: il lavoro Arctic imagination di Olafur Eliasson accanto alla Public Library di New York, sul surriscaldamento globale, oppure Ai Wei Wei con Good fences make good neighbors, diverse installazioni sul tema delle migrazioni. Si tratta di una dimensione pubblica che predispone all’incontro, educa e insegna. Così nel nostro caso la cultura crea momenti di aggregazione sociale e condivisione, confronto e gioco. Lo spazio pubblico diventa luogo di incontro di una progettualità cittadina che si sviluppa attorno ad un’idea creativa; vengono incrementate attività e servizi inaspettati che coinvolgono il cittadino in maniera diretta e partecipativa. 

Che peso ha la dimensione del gioco nel tuo progetto? 
La dimensione ludica diviene fondamentale in quanto ancor più aggregativa, dando la possibilità di sfruttare zone del quartiere del tutto inutilizzate in un coinvolgimento partecipato e interattivo. Verranno proposti veri e propri campi da gioco utilizzando il suolo pubblico; nelle diverse postazioni, in cui verranno riproposti giochi come Campana o Twister, il passato si riproietta inevitabilmente nel presente. L’area giochi è stata allestita proprio di fronte all’asilo, per instaurare un rapporto di reciprocità e riutilizzo di spazi, particolarmente utile alla comunità.

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