16 ottobre 2017

Ricomincio da due. Villa Croce «chic» punta su Stefano Arienti e Carlo Antonelli

 

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Toh chi si rivede, Villa Croce! Incassato l’addio di Ilaria Bonacossa il museo genovese è tornato più carico che mai, inaugurando ufficialmente – e in concomitanza con la tredicesima Giornata del Contemporaneo del 14 ottobre – la nuova stagione espositiva. Un’anteprima in grande stile, affollatissima e caratterizzata da un party in giardino molto, molto glamour, per presentare “Finestre meridiane. Intersezioni con la collezione di Villa Croce”, corposa e complessa personale presidiata da Stefano Arienti. Più che una personale un’operazione cross-visiva, in cui l’artista non solo presenta per la prima volta assoluta un ampio corpus di opere pittoriche su carta (da pacchi) realizzate a partire dal 2012 ma – come un buon samaritano – condivide tutto il piano nobile a disposizione con una folta schiera di artisti (e sono davvero tanti, con nomi che vanno per esempio da Bruno Munari a Osvaldo Licini, da Lucio Fontana a Flavio Favelli) presenti nella collezione permanente del museo. Curata da Anna Daneri assieme alla responsabile del museo genovese, Francesca Serrati, Finestre Meridiane è una personale votata al multitasking, che abbandona la tipica formula one man show per proporre contatti intergenerazionali e soluzioni espositive imprevedibili. Anche all’insegna dell’assoluta discontinuità. È Arienti stesso infatti a raccontarci d’aver voluto «rendere le opere della collezione vive» e per questo d’essersi prodigato nel ricreare espositivamente «un ritmo non uniforme». Aggiungendo, a margine di questo concistoro artistico, che «il confronto mi appartiene» poiché «essendo un autodidatta sono diventato artista guardando gli altri artisti, imparando da loro». 
Intanto in giardino, nel pieno di una tarda mattinata che scorre tra uno spumantino e qualcosa da sgranocchiare, è impossibile non notare una presenza che definire caratterizzante è dire poco. Signore e signori è proprio lui, mister Carlo Antonelli, il curatore nuovo di zecca ufficialmente in carica dal gennaio prossimo. Tutti lo cercano, lui saluta a destra e manca, noi lo bracchiamo al volo per chiedergli una battuta sul museo che lo vedrà impegnato per i prossimi due anni. E lui, tra serio e faceto (anzi, più faceto che serio), «rispondo con una sola parola: Villa Croce è chic»; poi, da inguaribile istrione, aggiunge «pure la mostra di Arienti è chic». 
Per fare previsioni sul post-Bonacossa è ancora presto, ma tutto lascia presagire che dal museo vista mare più famoso d’Italia ci sarà da aspettarsene delle belle. Scommettiamo? (Andrea Rossetti)

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