19 ottobre 2017

Il museo del gelato è il futuro

 
Inquietante sondaggio, che però poco dice di nuovo su un ipotetico futuro della cultura. Che il pubblico chiede essere sempre più "divertentissima"

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“Il museo del gelato è il futuro della cultura? Se i musei non sono attenti, potrebbe esserlo”. Ecco il titolo di una notizia apparsa su artnet, che si basa sulle relazioni della società di marketing LaPlaca Cohen e del gruppo di ricerca Kelton Global. Gli autori dello studio affermano che la definizione della cultura si è così “democratizzata” che la parola potrebbe ben presto avere poco significato.
In realtà, non è una gran novità. “Ora la cultura può significare Caravaggio, Coachella, Tannhäuser, o Camion-taco (lo street food messicano)”, spiegano da LaPlaca Cohen. 
Gli autori dello studio hanno esaminato 4mila risposte a un sondaggio online realizzato con la complicità di persone che avevano partecipato ad almeno un’attività culturale nell’ultimo anno. Qual è stata la risposta unanime? Che anziché essere “acculturati” si vuole essere intrattenuti. La ragione numero uno per partecipare ad un’attività culturale, citata dall’81 per cento degli intervistati? Divertirsi. 
Manco a dirlo, lo sappiamo già. E lo vediamo quotidianamente nei musei di tutto il mondo, prodighi di ogni genere di programma: dallo yoga alla degustazione, dal torneo per piccoli ai dj set quando va bene. 
Alla domanda di descrivere la loro attività culturale ideale, gli intervistati hanno più comunemente citato le parole “social” (34 per cento), “interattività” (32 per cento), “vivace” (31 per cento). Solo il 20 per cento ha descritto la l’esperienza culturale ideale come “di riflessione”.
L’80 per cento degli intervistati, inoltre, ha espresso il desiderio di rendere le “esperienze digitali” parte integrante del rapporto con i musei d’arte. E di diventare “membri” e sostenitori? Non se ne parla nemmeno, e il 41 per cento degli intervistati ha dichiarato che, se avesse deciso di donare ad un’organizzazione culturale qualche soldo entro il prossimo anno, le arti non sarebbero una “causa filantropica” degna di nota. Vengono prima i bambini, la religione, la salute e il benessere degli animali. Pronti per il museo del gelato dove si sarà ben contenti di pagare?
Fonte: Artnet.com

1 commento

  1. Sei anni fa scrivevo:

    “Ma il vero rischio che si sta delineando in questo periodo, è la lenta assuefazione all’idea che l’Arte sia solo un fenomeno d’intrattenimento (sia di massa che di nicchia) come alternativa a una serata al cinema, o a una piovosa domenica al centro commerciale: pagare il biglietto d’ingresso sperando in un commisurato divertimento.”

    http://jizaino.ml/ita/arg/ra_artistagiullare.html

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