24 ottobre 2017

L’intervista/ Federica Galloni

 
SOSTENERE IL CONTEMPORANEO
Partendo dal contest “Talent Video Awards” con Careof, parla la Direttrice dell'ufficio Arte e Architettura del Mibact

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Federica Galloni è Direttore Generale della Direzione Generale Arte, Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ed è anche l’interlocutore più istituzionale per parlare di Talent Video Awards (TVA), il nuovo contest-progetto che Careof e Mibact hanno rivolto a tutti i giovani videomaker italiani, coinvolgendo oltre cinquanta tra Accademie e scuole d’arte della penisola. 
Il concept? “Favorire una contaminazione sempre più necessaria delle forme di espressione, scardinando quel confine convenzionale che separa il cinema dall’arte, per promuovere un processo fluido di sperimentazione e ricerca, attorno all’immagine in movimento e al suo potenziale, reale e immaginifico”. Gli 11 finalisti del TVA 2017 (Maria Castagna, Gabriele Macchi, Natalia Trejbalova, Camilla Umbaca e Federica Zotti, dall’Accademia milanese di Brera, Mireille Pigazzi, dalla Carrara di Bergamo, Simone Rossi, dallo IUAV di Venezia, Michele Sammarco e Patrizia Emma Scialpi, dalla Civica scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano, Luca Staccioli, di NABA e Marco Villari, dall’Accademia di Catania) saranno a loro volta selezionati in una lista di tre “best” dalla giuria composta dal regista Michelangelo Frammartino, dalla curatrice di Careof Chiara Agnello, da Rebecca De Pas (Curatrice FIDCampus), dalla direttrice del Museo di Castelbuono Laura Barreca e Carolina Italiano (Mibact), mentre sabato 28 ottobre alle 11, all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano saranno proiettati tutti i video e sarà l’occasione per lanciare il primo cofanetto digitale del premio.
Alla prima delle tre proposte valutate dai giurati, invece, sarà data la possibilità di partecipare all’esclusiva esperienza di FIDCampus, all’interno della settimana del Festival FIDMarselleille, il prossimo luglio 2018. Dei video vi racconteremo presto, ma ora – come step introduttivo – abbiamo scelto di intervistare Galloni per capire come, in che modo, e “quanto” il Mibact si stia avvicinando all’arte di oggi. E alle immagini in movimento, of course! 
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Pet me please, Federica Zotti, Still da video, 2017
Quando e perché è nata la scelta della Direzione Generale Arte e Architetture Contemporanee e Periferie Urbane di patrocinare l’iniziativa promossa da Careof, Talent Video Awards?
«La Direzione generale, che ha tra i compiti quello di promuovere l’arte contemporanea, non è semplicemente il patrocinatore del progetto. Il Talent Video Awards è stato costruito insieme all’associazione Careof, che lavora da decenni per favorire i giovani artisti, con un occhio di riguardo per quelli che usano il video come mezzo espressivo. Abbiamo voluto realizzare questa iniziativa sia per coinvolgere le Accademie italiane – che rimangono per noi uno dei punti di riferimento per la ricerca di nuovi talenti – sia per promuovere all’estero il vincitore offrendo come premio un’esperienza formativa e di crescita. Il risultato del bando è al momento un vero successo: 97 domande provenienti da tutte le accademie e scuole di cinema italiane dimostrano che abbiamo centrato l’obiettivo».
Con che modalità progettuali ed economiche il ministero intende sostenere le accademie e la formazione dei più giovani?
«La domanda andrebbe rivolta principalmente al MIUR. Spostando l’attenzione sui temi di competenza della Direzione generale, posso citare alcune delle iniziative da noi realizzate per gli studenti e le scuole: il bando Scuola spazio aperto alla cultura, i 9 progetti realizzati in collaborazione con altrettante Fondazioni italiane (Pastificio Cerere, Nomas, Volume!, Giuliani, Città dell’arte, Ratti, Spinola Banna, Sandretto) che, oltre a portare gli artisti all’interno delle ore curriculari scolastiche, in alcuni casi hanno anche favorito la collaborazione tra scuola e mondo del lavoro (come previsto dalla legge n. 107 del 13 luglio 2015, detta della Buona Scuola). Inoltre, durante le edizioni di Architettura e Arti Visive della Biennale di Venezia, dedichiamo sempre un progetto specifico di formazione per gli studenti universitari (per Architettura) e per quelli provenienti dalle Accademie italiane (Arte). L’ultimo, ad esempio, svoltosi il mese scorso e curato da Cecilia Alemani e Marta Papini, aveva il preciso obiettivo di costruire utili connessioni tra gli studenti delle Accademie e i professionisti dell’arte contemporanea. In un sistema, come quello dell’arte, sempre più variegato e strutturato, questi incontri miravano ad analizzare alcuni aspetti concreti che rendono possibile la realizzazione di un progetto di mostra complesso come quello ospitato al Padiglione Italia di quest’anno. E non dimentichiamo che alle Accademie è dedicato il Talent Video Awards…».
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Luca Staccioli, Was it me, Screen memories, Still da video, 2016-2017
Con l’iniziativa dei video-spot “L’arte ti somiglia” il Mibact si è aggiudicato anche la XIV Edizione del Premio Aretê. Pensa che il video, oggi, sia più forte di ogni altro medium? 
«Ritengo che tutti i supporti, quando esprimono un concetto artistico dirompente, siano “forti”: penso ad esempio alle pitture di Kiefer o alle sculture di Kapoor; ciò che è vero, però, è che le nuove generazioni sono senz’altro più ricettive nei confronti di strumenti come il video che ha una maggiore facilità di veicolazione».
TVA è nato anche con l’intento di contaminare ed eliminare il convenzionale confine tra arte e cinema. Mentre però, per il grande schermo si è lavorato parecchio anche in fatto di finanziamenti, ancora gli attori dell’arte contemporanea sottolineano poca attenzione da parte del Ministero. Vero o Falso? E, nel caso, a cosa si deve la situazione sempre “traballante” delle arti di oggi?
«Credo che l’istituzione di una Direzione Generale che si occupi finalmente della creatività contemporanea sia un segnale forte da parte del Ministero. Siamo al lavoro da meno di tre anni e certamente c’è ancora molto da fare, ma, ad oggi, ritengo che il bilancio sia estremamente positivo: basti ricordare Italian Council. Attraverso questa iniziativa, nata per promuovere la produzione, la conoscenza e la disseminazione dell’arte contemporanea italiana nel mondo, la Direzione ha messo a disposizione quasi un milione di euro. Sono stati lanciati due bandi e i risultati sono stati eccellenti: sono arrivati 92 progetti da tutto il mondo molti dei quali, presentati da importanti istituzioni internazionali».

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Hawaii Point, Macchi Gabriele e Lucia Magnifico, Still da video, 2016
Per questa prima edizione del premio si è attivata anche una partnership con il festival francese FIDMarseille. Un modo concreto per far conoscere l’arte italiana anche fuori dai confini, dopo tanti auto-confinamenti? 
«Si, il festival FIDMarseill è una realtà importante e siamo molto soddisfatti, ma non è l’unico. Come ho appena accennato, l’Italian Council è nato proprio con questo obiettivo: disseminare la creazione contemporanea italiana nel mondo. Vorrei ricordare anche il Padiglione Italiano della Biennale di Venezia che quest’anno ha riscosso un grande successo proprio presso il pubblico internazionale.  E anche il Premio New York».
Ci dà qualche anticipazione sulle prossime iniziative della Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie urbane del MIBACT, e chi riguarderanno?
«Abbiamo appena inaugurato “Da io a noi: la città senza confini” la prima mostra di arte contemporanea al Quirinale: affronta il tema di come l’arte possa essere uno spazio delle relazioni e di come la periferia, da spazio “incerto”, possa diventare spazio di comunità; gli artisti ci raccontano una periferia poetica, ironica, conflittuale, a volte anche  accogliente. È la prima volta che il maestoso Palazzo del Quirinale si confronta con la creatività contemporanea, spero che il pubblico vorrà visitare la mostra numeroso. Intendiamo confermare anche per il prossimo anno numerosi progetti dedicati alla promozione dei talenti italiani del nostro paese sia nel campo delle arti visive che in quello dell’architettura come, ad esempio, il Premio NY, il Premio Berlino e ovviamente l’Italian Council. Per altri progetti in via di definizione vi invito a visitare periodicamente il nostro sito: www.aap.beniculturali.it, www.federicagalloni.it».
Matteo Bergamini

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