31 ottobre 2017

Calvino, Pasolini e gli altri, volano a Washington. Con le Librografie di Gonzalo Orquín

 

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Un pittore spagnolo di raro talento che ha scelto da molti anni Roma come città in cui vivere e lavorare, un omaggio alla grande letteratura italiana del Novecento e, sullo sfondo, i fasti di Washington. Un mix internazionale saluta il debutto oltreoceano della mostra intitolata “Librografie”, appena inaugurata negli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura della capitale degli Stati Uniti d’America e visitabile fino al 12 novembre. Il pittore è Gonzalo Orquín, sivigliano classe 1982, trasferitosi a Roma dal 2005 e da subito apprezzato come ritrattista, tanto da conquistare quel che resta della nobiltà locale, così schivo eppure così ricercato da collezionisti e appassionati. 
Il suo progetto “Librografie”, venti ritratti a matita ispirati alle storie e alle atmosfere di alcuni dei maggiori scrittori del nostro secolo breve, più una grande natura morta che omaggia Teorema di Pier Paolo Pasolini, è stato originariamente presentato a Roma nel mese di novembre del 2015 alla Casa delle Letterature e fu una mostra evento e per vari motivi: il suggestivo incontro tra arte visiva e scrittura, il colpo d’occhio di efficace sintesi rivolto al Novecento da un osservatore estraneo eppure partecipante in modo appassionato, un tocco di glamour che non guasta mai, la stessa figura dell’artista – esotico eppure ormai romanissimo – che a ogni nuovo evento espositivo si dimostra capace di suscitare consensi e apprezzamenti presso un pubblico colto e variegato. Ma anche polemiche e scandali, come nel caso dei baci gay della collettiva “Trialogo” alla Galleria L’Opera, censurati dal Vicariato, in virtù di questa censura ripresi dai maggiori quotidiani internazionali e poi acclamati a New York. E adesso, Orquín, a distanza di due anni dall’appuntamento romano, vola a Washington con le sue “Librografie”, portando echi e memorie delle pagine di Italo Calvino, Natalia Ginzburg, Tommaso Landolfi, Carlo Levi, Giorgio Manganelli, Elsa Morante, Alberto Moravia, Anna Maria Ortese, Cesare Pavese e, appunto, Pasolini. È una galleria di volti di persone normali, a cui vengono accostanti – in forma di eleganti e spiazzanti “thoughts on paper” tridimensionali – oggetti d’uso comune, animali, citazioni dalla storia dell’arte. Volti che diventano parlanti e vengono impreziositi da scritte ricamate, citazioni millimetriche fatte di poche parole, come chiavi da usare per schiudere le porte di un mondo visionario in cui letteratura e pittura parlano lo stesso linguaggio. 
Di ritorno dagli Stati Uniti, a gennaio 2018, Gonzalo Orquín sarà di nuovo protagonista a Roma, con una personale di pittura all’Istituto Cervantes. (Francesco Paolo Del Re)

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