07 novembre 2017

Parole d’artista. Jim Dine legge le sue poesie nel Foro Romano, per la mostra all’Accademia di San Luca

 

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Attrezzi da lavoro, biancheria da bagno, cuori e volti, ripetuti su tela, su carta, su muro, in diverse forme e colori, segni che, da un lato, tendono alla grafica, dall’altro, alla scomposizione. Per Jim Dine, sempre contrario a farsi inquadrare nella Pop Art, magari affine alle sensazioni Neo Dada ma, in fondo, espressivamente autonomo, il quotidiano è una superficie fitta di simboli, di misteriose allegorie. E oltre a vederne le opere, in esposizione per la mostra “House of Words. The Muse and Seven Black Paintings”, fino al 3 febbraio 2018 all’Accademia Nazionale di San Luca (ne scrivevamo qui), potremo ascoltarne le parole, provando a cogliere le sfumature del suo linguaggio visivo nella scansione metrica della composizione lirica. Martedì, 7 novembre, alle 18.30, nella Chiesa dei Santi Luca e Martina, nel Foro Romano, Jim Dine leggerà le sue poesie, tra le quali The Flowering Sheets (Poet Singing), il cui testo fluisce sulle pareti di Palazzo Carpegna, accompagnato da Fabrizio Ottaviucci, al pianoforte, e Daniele Roccato, al contrabbasso. La mostra e il reading celebrano l’elezione di Dine ad Accademico di San Luca, avvenuta nel 2016, e riannodano il filo con la storia, visto che l’artista nato a Cincinnati nel 1935, venne per la prima volta a Roma già nel 1973, in occasione di “Contemporanea” la storica mostra a Villa Borghese, organizzata da Incontri Internazionali d’Arte, l’associazione nata pochi anni prima, nel 1970, per impulso di Graziella Lonardi Buontempo e Achille Bonito Oliva.

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