07 novembre 2017

Avanguardia Kraftwerk. Spettacolo totale per il concerto alle OGR di Torino. Oggi ultima serata

 

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Dal 4 al 7 novembre, le OGR-Officine Grandi Riparazioni di Torino sono state scenario di uno degli eventi più attesi dell’ultima edizione del Club to Club, festival dedicato alla musica elettronica: otto concerti dei Kraftwerk, durante i quali il quartetto tedesco ha ripercorso la propria carriera. Difficile trovare un luogo più adatto delle OGR per un evento del genere, visto l’ambiente indiscutibilmente post industrial del complesso industriale di fine Ottocento, sottolineato dalla struttura in acciaio su cui sono state adagiate le sedie per formare due platee, una nelle vicinanze del palco, l’altra su spalti. 
Al momento dell’acquisto del biglietto, si veniva colti da una scelta di non poco conto: poiché ogni serata è stata intitolata a due degli 8 album che formano la raccolta The Catalogue (2009), comprendente otto dischi dei Kraftwerk pubblicati dal ’74 al 2003. Sembrava che l’acquisto di un biglietto fosse strettamente vincolato all’album che sarebbe stato proposto in quella giornata. La smentita è arrivata dalle prime note di Numbers, che ha aperto il concerto. Un’apertura col botto, considerando che, oltre all’emozione di ascoltare uno dei brani più amati di tutta la discografia del gruppo, anche il visual è notevole. L’immagine dei Kraftwerk è sempre stata e continua a essere impressionante: nonostante continuino a mantenere una singolare algidità sul palco, riescono a dare al pubblico un certo calore. Il tutto è stato arricchito, nell’ultimo decennio, da una parte visiva articolata in 3D, fruibile grazie a occhiali di carta distribuiti all’ingresso dell’area dedicata al concerto. Lo schermo ha fatto sì che si potesse godere di un flusso di immagini e video ben strutturati – come nel caso di Numbers, Trans-Europe Express – e di comprendere pienamente il testo dei brani – come in Computer Love e Radioaktivität (a.k.a. Radio-Activity) Radio- The Man-Machine e Die Roboter (a.k.a. The Robots). Durante Tour the France e Das Model (a.k.a. The Model), invece, sono stati proiettati frammenti di video che poco avevano a che fare con l’estetica da word art di Autobahn. Un piccolo tributo videografico alla città di Torino ha trovato spazio durante Spacelab, durante la quale una piccola navicella spaziale è piombata proprio sulle OGR. Oltre allo schermo, anche l’illuminazione delle grandi aree laterali lasciate libere ha giocato un ruolo importante. Tra i momenti più scenografici c’è stato il primo encore: il sipario si è riaperto, le luci si sono riaccese e sulle note di The Robots sono stati illuminati quattro manichini dotati di discreta mobilità che hanno emulato i Kraftwerk, che probabilmente stavano rapidamente ricaricando le proprie batterie, in barba al funzionamento automatico millantato nel brano in questione. Come finale, ancora un altro regalo ai propri fan, con Boing Boom Tschak, Techno Pop e Musique Non-Stop
Nonostante un leggero ritardo all’inizio dell’esibizione, i quattro hanno suonato ininterrottamente per due ore, accontentando un pubblico eterogeneo formato perlopiù da italiani e tedeschi di diverse generazioni, uniti dall’ammirazione della grandezza di un gruppo che continua a fare storia. Ciò che è emerso da musica, parole e video, si riassume nel forte carattere visionario di un gruppo che, suonando brani di punta dei propri trascorsi, risulta essere più che mai al passo coi tempi, se non all’avanguardia. Nonostante ci sia stata certamente una mancanza di sperimentazione con la spazializzazione del suono, i Kraftwerk hanno mostrato ancora una volta perché hanno influenzato molti artisti elettronici pop e come sono riusciti a ricavare, da piccole cellule, tantissimi brani destinati a coinvolgere le masse. (Ambra Benvenuto)

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