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C’è un filo che attraversa tutta Prato e arriva fino a via Arno, dove si intreccia alla storia di un magazzino che, adesso, è tutt’altro che abbandonato. Occupato sarebbe il termine giusto, dopo sei settimane di incontri, workshop, concerti e, a tessere questo racconto, sono stati due giovanissimi artisti francesi, Robin Darius Dolatyari e Chloé Rozycka Sapelkine. I due, appena diplomati presso la Scuola di Arti Applicate Duperré di Parigi, sono stati invitati, per una residenza, da Tessa e Arianna Moroder, che hanno ereditato la struttura, un magazzino alimentare chiuso da quarant’anni, per trasformarla in un centro internazionale di ricerca tessile. In un quartiere segnato da elementi di marginalità, un progetto di rigenerazione e responsabilità che, a settembre, ha anche vinto il bando Culturability, di Fondazione Unipolis (ne scrivevamo qui). Così, dal primo ottobre, Dolatyari e Sapelkine hanno vissuto lo spazio come un cantiere aperto di produzione e sperimentazione, imparando nuove tecniche tessili, incrociando i linguaggi, con seminari sul movimento e incontri finalizzati allo studio della performance, proponendo le loro conoscenze, come in occasione una sessione di disegno dal vero. Sabato, 11 novembre, la residenza si concluderà ufficialmente con “Occupy Lottozero”, mostra a cura di Alessandra Tempesti, parte del progetto Toscanaincontemporanea 2017 e visitabile fino al 18 novembre, che presenterà una rilettura della città di Prato, configurandosi, al contempo, come lo storyboard di questa occupazione progressiva dello spazio.