09 novembre 2017

Frammenti di un tradimento

 

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Si intitola “Imagined Homes” la Biennale di Salonicco, c’è sul lungomare della città greca c’è un progetto site specific che mira a mettere in mostra “i panni sporchi”. Si tratta di un’opera di Lanfranco Aceti, artista e teorico internazionale che, metaforicamente, con una serie di lenzuola imbrattate, gioca con l’idea smantellamento della società contemporanea, la sua crisi e le sue conseguenze sulla vita privata. E quale miglior luogo se non la Grecia, oggi, per parlare di conflitti e libertà individuali e politiche che sono state smantellate e tradite, come in un rapporto amoroso (quello che intercorreva tra persona e stato-politica) che ha non ha più trovato il motivo di andare avanti nella propria storia?
Abbiamo intervistato la curatrice del progetto, Camilla Boemio.
Ci racconti del progetto Knock Knock Knocking per la Biennale di Salonicco, e perché hai coinvolto l’artista e teorico Lanfranco Aceti?
«Knock, Knock, Knocking è un progetto sostenuto dal Museum of Contemporary Cuts, nel Mediterranean Garden Pavilion situato nel nuovo lungomare di Salonicco. L’elemento fondamentale dello spazio – sia concettuale che strutturale – è dato dalla completa visibilità dell’interno del Padiglione tramite le grandi vetrate che si affacciano direttamente sul lungomare. Questa apertura trasmette l’idea di condivisione dell’installazione permettendo una fruizione incisiva, senza filtri. L’installazione Knock, Knock, Knocking, ci introduce verso una narrazione a più livelli nella quale emerge inizialmente la figura di un amante egoista, identificato successivamente con la nazione Stato. Il doppio piano di lettura nel quale la sfera privata dialoga con quella pubblica racconta l’attualità socio-politica. Riprendendo Foucault la verità è uno spazio solcato da un reticolo di poteri, con zone di luce e zone d’ombra. La verità data dalla condizione del presente mostra la miseria dei rapporti umani. Latente emerge il leviatano fautore della condizione diffusa di smarrimento nella quale ci troviamo. Sono molto interessata agli aspetti d’analisi socio-politici ed agli artisti che riescono a cogliere il momento nel quale stiamo vivendo; uno dei più complessi dal dopo guerra che ha completamente scardinato le certezze mettendoci a dura prova cercando di immaginare ed attuare nuovi scenari. Negli ultimi due anni mi sono molto dedicata alla ricerca affiliata all’analisi di temi quali: l’antropocene, la società, gli elementi magici connessi all’economia ed alla politica, la decadenza, la stasi e i traumi dei territori geografici.
Lanfranco Aceti è una figura poliedrica dell’arte, un’instancabile artista, un noto accademico e curatore. Tra i suoi tanti progetti annovero: Car Park, una performance pubblica realizzata alla John Hansard Gallery in Inghilterra; Who The People? una installazione acquisita dalla Chetham’s Library di Manchester; Sowing and Reaping, un installazione acquisita dalla National Museum of Contemporary Art di Cyprus; e Hope Coming On una performance corale realizzata per il Museum of Fine Arts di Boston davanti alla Turner’s Slave Ship che mi ha conquistato per l’intensità e l’importanza della dimensione corporea nella sua ricerca artistica». 
Nello statement del progetto sul lungomare della città greca si legge che c’è la volontà di parlare di questa crisi come della rottura tra due amanti. Ci spieghi meglio?
«Il doppio livello di narrazione paragona la fine di una relazione d’amore, con il rapporto con lo Stato. Le lenzuola vengono mostrate in pubblico come in un ultimo atto di un racconto, nel quale si cerca di ritrovare le tracce di un passato. Abbiamo tutti vissuto la separazione con un amante e sperimentato la sensazione di ricevere un rifiuto. Questa è la sensazione che le persone stanno attualmente provando a causa del tradimento e della totale disattenzione per la mancanza di attuazioni fondamentali del contratto sociale con lo stato-nazione. Le opere contengono un momento congelato in cui gli oggetti – una volta espressi come metafore tangibili della relazione e della mutua inaugurazione della casa – sono ora divisi e scartati. Sono ciò che rimane di questa relazione che diviene pubblicamente esposta nel padiglione del giardino mediterraneo all’interno del quale Aceti, impegnandosi con gli elementi architettonici, crea riflessi di spazi visibili e invisibili che tracciano le linee tra l’impegno privato, il semi-privato, il semi-pubblico ed il pubblico. Anche se l’atmosfera potrebbe tendere verso la tragedia, le opere di Aceti al contrario, parlano di una risposta, di un’azione, invitando a ripensare e sfruttare le molteplici possibilità offerte dalle responsabilità ora sconnesse alla casa distrutta ed al rapporto leso. Un atto di re-insediamento del mito dell’anima nel corpo di memoria Pasoliniana; un corpo che lotta perché la radicalità è fisica, si impone e si impianta nelle varie fasi dell’esistenza».
Tu sei italiana e questo progetto si svolge in Grecia. Sono due paesi che l’Europa ha schiacciato e tutt’ora se ne stanno pagando le conseguenze. Che ruolo può avere l’arte, all’atto pratico, in queste circostanze?
«L’arte ha sempre un ruolo centrale seppur subalterno alle logiche politiche, un ruolo scomodo perché farsi delle domande ed iniettare il dubbio sono fasi di crescita per la società che vengono accuratamente dosate e rese accessibili solo a pochi, o solo a chi sa scegliere. La cultura e l’arte visiva dovrebbero avere delle fruizioni maggiori, ma per arrivare ad un seguito non solo degli addetti ai lavori, le Istituzioni dovrebbero capire l’importanza e la grande possibilità che abbiamo oggi rispetto  all’epoca di Caravaggio, così ultimamente onnipresente nelle trasmissioni televisive e nelle estese diramazioni teatrali. Le masse erano analfabete e scevre dalle possibilità che noi possiamo attivare; si moriva per un tozzo di pane ed oggi rischiamo di ricadere nel “grande oblio”. Celebrare il passato nasconde il desiderio di creare una atrofia del presente. Possiamo stabilire una vera crescita sociale se tuteleremo la cultura, la scienza e faremo crescere l’innovazione e la sperimentazione». 

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