18 novembre 2017

Cosa abbiamo imparato da Lucio Fontana? All’Hangar Bicocca, si discute dell’eredità del maestro

 

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Non manca poi molto per arrivare a un secolo da quel primo taglio ma Lucio Fontana continua a rimanere un artista infinito, in grado di dividere e far riflettere, di stupire e di ispirare. E se oggi è considerato un maestro, lo era anche ai suoi tempi, fin dalla metà degli anni ’40, quando si fece portavoce originale delle idee dello spazialismo e del nuclearismo. Ed è proprio a questo suo peculiare ruolo che è dedicato Fontana, i giovani, gli ambienti, incontro che si terrà giovedì, 23 novembre, nell’ambito del public program a margine della mostra attualmente allestita all’Hangar Bicocca, a cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolí, in collaborazione con Fondazione Lucio Fontana. In questa occasione, Silvia Bignami e Giorgio Zanchetti racconteranno, attraverso immagini, documenti e testi, il ruolo fondamentale svolto da Fontana nel sostegno delle generazioni di artisti più giovani. Punto di partenza sarà la presentazione che Guido Ballo scrisse per la personale alla Biennale di Venezia del 1958: ‹‹Fontana ha più di tanti altri sentito e vissuto i fermenti di una cultura nuova: oggi è vicino ai giovani, ne ha già precorso con libertà certe poetiche››. Quindi si passerà alle sperimentazioni di quegli artisti che si ispirarono a quelle idee, in particolare alle forme degli Ambienti, come Castellani, Manzoni, Bonalumi, il Gruppo T, il Gruppo Enne, Dadamaino, Scheggi, Nanda Vigo, Fabro e Paolini
E il public program ci seguirà fino alla fine della mostra, che chiuderà il 25 febbraio 2018, con un calendario di incontri e conferenze. Dal 29 novembre e per due giorni, l’esposizione sarà accompagnata da Three Monochromatism, un’installazione sonora realizzata dalla musicista, poetessa e scienziata Catherine Christer Hennix. Il 13 dicembre, una conversazione con Marina Pugliese, Barbara Ferriani, Flavio Fergonzi e Paolo Laurini, mentre il primo febbraio una conferenza con Enrico Crispolti. Chiusura il 20 febbraio, con La fabbrica illuminata, concerto di musica elettronica dalle sperimentazioni dello Studio di Fonologia della Rai di Milano, in collaborazione con il Festival Milano Musica.

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