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Il centenario del Dada è passato da un po’ e ormai anche quello della Rivoluzione Russa. Con un pizzico di fortuna, il mondo continuerà a girare per altri 365 giorni, ci sentiremo un po’ più grandi e potremo dire di aver visto anche il centenario della Bauhaus. Perder tempo a chi più sa, più spiace, scriveva qualcuno preso alla lettera da Marion von Osten e Grant Watson, che hanno annunciato i primi particolari di Bauhaus Imaginista, il progetto che dal 2018 al 2019 celebrerà il nostro primo secolo insieme alla ormai leggendaria scuola, il cui nome fu coniato da Walter Gropius e ufficializzato nel 1919, a Weimar. Il progetto sarà articolato in capitoli, scanditi da mostre ed eventi che apriranno in rapida successione, per tutto il 2018, tra Giappone, India, Cina, Russia e Brasile, per concludersi a Berlino, a marzo 2019. Un programma itinerante, che esplorerà l’interazione tra la Bauhaus e gli altri movimenti modernisti non europei e che ha già portato ad alcune scoperte: «Una delle più sorprendenti è stata quella di Renshichiro Kawakita, architetto giapponese che, nel 1931, a Tokyo, fondò una scuola di design chiamata Seikatsu Kosei Kenkyojo (Collettivo per il design quotidiano)», ha detto Watson. Ciascuno dei capitoli della mostra sarà strutturato attorno a un oggetto Bauhaus, ovvero il Manifesto Bauhaus del 1919, un collage del 1925 di Marcel Breuer, un disegno di Paul Klee del 1927 e il Reflektorisches Lichtspiel di Kurt Schwerdtfeger, del 1921 ma si guarderà anche al contemporaneo. Artisti come Kader Attia, Luca Frei, Wendelien van Oldenborgh, Otolith e Zvi Efrat sono stati incaricati di produrre nuovi lavori e stanno procedendo nelle ricerche insieme ai curatori. Mentre noi potremo ingannare l’attesa di questo ennesimo centenario pianificando – o immaginando – un lungo viaggio a tappe da una parte all’altra del mondo. (MFS)