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Che fine farà l’artigianato, al confronto con le produzioni industriali? Ce lo chiediamo già da qualche tempo e le risposte non sono poi così ottimistiche ma alla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship credono nella vitalità di quelle manifatture che, oltre a essere quotidianamente utilizzate fino a poco fa, hanno anche contribuito a formare certa parte della cultura e della società occidentale. Così, l’organizzazione fondata Johann Rupert, presidente del gruppo di lusso Richemont, e da Franco Cologni, presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, promuoverà Homo Faber, grande esposizione che aprirà il prossimo autunno, in coincidenza con la Biennale di Architettura, negli spazi della Fondazione Giorgio Cini, a Venezia. La mostra comprenderà almeno dieci sezioni, per le quali saranno coinvolti designer e artigiani, chiamati a far dialogare le proprie conoscenze ed esperienze nella creazione di nuove opere.
«Nove designer europei selezionati da Michele De Lucchi stanno collaborando con maestri artigiani per produrre pezzi originali, ognuno dei quali interpreta le competenze tradizionali attraverso forme contemporanee», hanno fatto sapere dall’organizzazione. Di questo dialogo potranno beneficarne gli uni e gli altri e anche la città, che non è stata scelta casualmente come sede dell’evento, come confermato da Alberto Cavalli, direttore esecutivo della Fondazione Michelangelo, che ha affermato che è stata scelta in particolare la città lagunare perché è «una capitale mondiale di artigianato, commercio, arte».