24 novembre 2017

L’arte ai tempi dei social

 
Giovani di belle speranze e di migliaia di followers. La rete sta cambiando mondo e “modi” dell'arte? Note sulla rivoluzione (in)tangibile del consumo di cultura

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Quasi tutti li usiamo, ma benché dal loro avvento siano già passati quasi una quindicina di anni, molti di noi sono ancora reticenti a confessare il loro utilizzo, perché nell’opinione comune – almeno in Italia – i Social Network si associano a video di gattini o fotografie di piatti e pietanze mezze consumate. 
Eppure queste piattaforme di condivisione di contenuti sono molto più di quello che rappresentano in apparenza e il successo di pagine, hashtag e immagini dipende da come queste vengono utilizzate, e da chi. Non è segreta l’attenzione che Mark Zuckerberg ha dovuto rivolgere nei confronti delle più spinose tematiche sociali, come il cyberbullismo, gli stalker o verso reati ancora più gravi. Nonostante le opinioni contrastanti in merito agli effetti reali sulla vita delle persone e in particolare dei giovanissimi, i canali social sono entrati prepotentemente a far parte della nostra quotidianità, a tutti i livelli. Hanno in qualche modo semplificato il nostro modo di comunicare e creato anche nuove opportunità. Nati come mezzi di aggregazione, i Social Network si sono profondamente trasformati nel corso di questi anni fino a diventare enormi vetrine: per le aziende hanno rappresentato una grande e importante risorsa attraverso cui migliorare le proprie prospettive di gestione e la possibilità di pubblicizzare i propri prodotti. Lo stesso è accaduto per i liberi professionisti, come anche per gli artisti. 
Oggi un giovane emergente non può fare a meno di iscriversi a Facebook e Twitter per far conoscere la propria attività ad un pubblico sempre più esteso e variegato. Grazie a questi canali non solo è più facile e immediato condividere informazioni, promuovere eventi e mostre, ma nello stesso tempo il rapporto con i propri fans si fa estremamente diretto: attraverso un like o un commento, gli ammiratori possono interagire senza più mediazioni con il proprio artista preferito e questo, se abile, riesce a monetizzare tutti i click ricevuti, trasformandoli nella realtà in clienti e collezionisti. 
Sul web proliferano sempre più piattaforme dedicate ai professionisti del settore dell’arte con l’obiettivo di mettere in relazione domanda e offerta: dopo Artsy, Artnet, Artspace vi sono quelle più generaliste, che da qualche tempo si occupano a loro volta di oggetti d’arte: 1stdibs, Gothelist, Yoox. 
Esistono inoltre moltissime comunità specifiche per artisti, o aspiranti tali, che mirano ad avere più visibilità e un più ampio riconoscimento. Ma a farla da padrone, nell’ambito della comunicazione dell’arte contemporanea, si confermano i colossi Facebook e Instagram. 
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Maurizio Cattelan su instagram
Seguendo una ricerca personale volta a scovare gli artisti contemporanei più influenti su Instagram – nail, tattoo e manga artists a parte, che hanno milioni di seguaci – in vetta alla classifica si trova l’artista statunitense Frank Shepard Fairey, classe 1970, meglio noto come Obey (@ObeyGiant) famoso esponente dell’arte di strada che conta 939mila follower. Segue il russo Michael Zajkov che con la realizzazione delle sue bambole iperrealistiche ha un pubblico di 576mila persone. Ma per venire agli artisti più conosciuti a livello mainstream è il cinese Ai Weiwei – 311mila follower – al top della classifica: attraverso i suoi canali social il creativo e attivista cinese ha messo in luce le potenzialità e le contraddizioni di uno strumento che può farsi mezzo di emancipazione e diffusione del pensiero libero e al tempo stesso arma di controllo sociale. Jeff Koons, 224mila seguaci, e Damien Hirst, 202mila, distaccano di molto l’inglese Anish Kapoor che fa “solo” poco più di 30mila followers. Gli italiani sono un caso curioso: Maurizio Cattelan ne raccoglie oltre 30mila con 1 solo post (è il progetto The single post: ogni paio di giorni pubblica un’immagine cancellando tutte le altre) e 0 account seguiti. Francesco Vezzoli, contro ogni aspettativa, non possiede un account Instagram, come neanche Paola Pivi e quello di Lara Favaretto risulta privato. Nico Vascellari ottiene 8mila followers, Michelangelo Pistoletto solo 14.
La riflessione più interessante che emerge da questi dati è che il vero potere del social media risiede nella capacità di  consacrare alla fama persone e personaggi che altrimenti sarebbero rimasti nel buio della propria cameretta, attraverso lo stesso fenomeno che si è verificato in precedenza con i cantanti o i comici grazie a Youtube, mentre gli artisti già affermati si rivolgono solo in misura minore alla rete. Ed è questo il punto essenziale: sono i millenials, infatti, che meglio padroneggiano le regole del digitale arrivando all’attenzione di migliaia di persone in tutto il mondo, promuovendo la propria immagine, le proprie capacità e quindi il brand di loro stessi. Ad averlo capito pian piano è anche il canale istituzionale del sistema dell’arte, abituato da secoli a considerarsi una casta esclusiva, autoriferita. 
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Ryan Hewett

Eppure, in questi ultimi anni, i social hanno dimostrato un forte  potenziale in grado di cambiare anche le regole del mercato dell’arte, aprendolo a una nuova generazione di acquirenti. Instagram e le altre reti sociali stanno modificando il modo in cui i collezionisti acquistano opere e gli acquisti on-line rappresentano un numero crescente di transazioni. Come riportato anche da Laura Piccinini, in un articolo apparso su Repubblica lo scorso maggio, due esempi emblematici sono la casa d’aste Christie’s, che con il trentaseienne svizzero Loic Gouzer, 16mila seguaci su Instagram, sta scardinando il sistema tradizionale delle aste, riuscendo ad agganciare collezionisti e identificare i proprietari di opere tramite la piattaforma, mentre la neonata galleria d’arte di Londra, Unit London, 94mila mila follower, fondata nel 2013 da Joe Kennedy e Jonny Burt, il cui claim è art should be inclusive, lavora per abbattere le barriere e i preconcetti e fare avvicinare più persone possibili al mondo del contemporaneo scovando, per l’appunto, nuovi talenti proprio tramite la rete. Un artista da loro rappresentato è il Sudafricano Ryan Hewett – che conta 142mila followers, che realizza dipinti sullo stile di Francis Bacon.
Appartenente in pieno alla generazione dei millenials è senza dubbio il tedesco Tim Bengel, classe 1991 per un pelo, perché nato allo scadere del 31 dicembre vicino a Stoccarda, che conta oggi 279mila followers, con 150 miseri post. È grazie a Instagram e più in generale ai social media, dove i suoi video hanno raggiunto più di 80 milioni di visualizzazioni, che Tim ha ottenuto il pieno riconoscimento a livello internazionale, che gli ha consentito di esporre in gallerie d’arte di New York, Abu Dhabi e Hong Kong, e che lo hanno reso l’artista tedesco contemporaneo più famoso al mondo, almeno in quello dei social. Nei suoi video, in cui le opere come per magia si svelano nel momento stesso in cui le esibisce, l’artista non solo dimostra grande abilità tecnica e talento, ma conferma il potere dei nuovi mezzi di comunicazione. Come? Stando alle sue parole, attraverso la multimedialità, si possono trasformare i sogni in realtà, e ricorda a tutti di farlo in grande: to dream big! 
Adelaide Santambrogio

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