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Arrivato alla 62esima edizione, il World Press Photo è forse il concorso di fotogiornalismo più conosciuto al mondo. Nato ad Amsterdam nel 1955 per tutelare la libertà di informazione, inchiesta ed espressione come diritto inalienabile, ha conquistato con il tempo il grande pubblico per la capacità di connettere attualità distanti e documentare la sedimentazione della storia contemporanea.
A Napoli, presso il Museo Villa Pignatelli-Casa della Fotografia, sono esposte le 150 fotografie vincitrici del concorso – su oltre 80mila presentate – nelle categorie Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, People, Sports, Spot News. A inaugurare la mostra è stato il vincitore assoluto, il turco Burhan Ozbilici: la sua Assassination in Turkey-Mevlüt Mert Altıntaş è stata scattata il 19 dicembre 2016, quando un addetto alla sicurezza ha sparato all’ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov, durante l’inaugurazione di una mostra ad Ankara. L’immagine, pubblicata sulle più autorevoli testate internazionali, ha sconvolto il mondo: il trionfo della violenza sulla bellezza ha messo in relazione, dopo un lungo periodo di letargo, il linguaggio della politica e dell’arte.
Ed è forse questo uno degli esiti più interessanti del concorso World Press Photo. Nell’epoca dell’informazione globale e della popolarità della pratica fotografica, con le testate che sempre più spesso acquisiscono immagini dalle gallerie private degli smartphone dei cittadini piuttosto che dai professionisti reporter, interrogarsi sulla salute del fotogiornalismo dei nostri giorni diventa doveroso. Il dibattito da sempre esistito sulla costruzione dell’immagine giornalistica è sano; poco importa se la notizia prevale sulla composizione formale o se l’estetizzazione dell’accadimento ne limitata la portata politica. È centrale, piuttosto, trovare una cura alla bulimia visuale alla quale è oggi sottoposto il nativo digitale, anche attraverso una ritrovata professionalizzazione del reportage.
La mostra di Villa Pignatelli, già presentata a Bari, Palermo e Torino ospita anche quattro italiani, tra i vincitori del World Press Photo 2017: Antonio Gibotta, secondo premio Daily life, con lo scatto Infarinati, Francesco Comello, terzo premio Daily life, con Isola della salvezza, Alessio Romenzi, terzo premio per la sezione General news, con Non prendiamo prigionieri, e Giovanni Capriotti, vincitore del primo premio per la categoria Sport, sezione Storie. World Press Photo è visitabile fino a domenica 7 gennaio ed è il modo migliore per aprire il nuovo anno con la memoria di ciò che è accaduto in quello appena trascorso. (Giovanna Bile)
In home: Antonio Gibotta
In alto: Burhan Ozbilici