03 gennaio 2018

Colpo di scena a Palazzo Ducale di Venezia. Furto alla mostra dei Tesori dei Maharaja

 

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Gli sceicchi potranno tirare un sospiro di sollievo. A essere stato rubato non è il famosissimo Occhio dell’Idolo, diamante da 70,20 carati e tra i più famosi al mondo, ma una spilla e un paio di orecchini dal valore, ben più modesto, di 30mila euro. A prescindere dall’entità del furto, la notizia desta scalpore, perché nessuno avrebbe immaginato che la mostra i “Tesori dei Moghul e dei Maharaja”, ospitata a Palazzo Ducale di Venezia da settembre, si sarebbe chiusa con un tale colpo di scena. Il furto infatti è avvenuto intorno alle ore 10 di mercoledì, 3 gennaio, ultimo giorno della mostra che ha messo in luce lo splendore della ricchissima collezione di gemme e preziosi della collezione Al Thani, lo sceicco scomparso in circostanze non troppo chiare nel 2014 e che, nel 2011, acquistò i Giocatori di Carte di Paul Cézanne dagli eredi del magnate greco George Embricos, per 250 milioni di dollari. Oltre 270 gli oggetti in esposizione, che raccontano cinquecento anni di storia dell’arte orafa legata, per origine o ispirazione, al subcontinente indiano, dai discendenti di Gengis Khan e Tamerlano ai maharaja della nostra epoca, che commissionarono alle maison europee gioielli d’incredibile bellezza e valore. Fortunatamente, i pezzi scomparsi non sono tra quelli più preziosi. 
Per fare luce sul furto sono stati chiamati esperti della polizia di Roma, mentre il questore di Venezia, Vito Gagliardi, ha sottolineato che è indispensabile capire «cosa non ha funzionato» e perché è «stata aperta una teca come fosse una scatoletta mentre l’allarme, se ha funzionato, è partito con ritardo». La dinamica è al vaglio degli inquirenti ma le immagini del circuito di sicurezza sembrano chiare: due persone, una ad agire sulla teca e l’altra a copertura. Rapido e indolore, con i preziosi che finiscono nelle tasche e i due ladri che si disperdono tra la folla, rendendo impossibile l’intervento della vigilanza e quando Palazzo Ducale è stato temporaneamente chiuso per controllare i visitatori all’interno, era già troppo tardi. Le immagini delle opere rubate sono state inviate a Londra per una stima più precisa del valore.

1 commento

  1. A riguardo di questo articolo, mi farebbe piacere che qualcuno mi spiegasse cosa si intende per “allarme piu’ che sofisticato”, ma soprattutto come si riesca a “rallentare l’invio del segnale di allarme” (cit. Questore di Venezia).
    30 anni di attivita’ nel campo della sicurezza mi inducono a “difendere” l’intelligenza della tecnologia (se applicata con professionalita’) e a discutere invece su cosa potrebbero aver fatto degli umani per manometterla.

    — “allarme piu’ che sofisticato” ?
    non ho idea della tipologia di antifurto ma, usando dei pressostati/vacuostati da -1bar da poche decine di euro, all’interno di teche sottovuoto, noi abbiamo sempre ottenuto con semplicita’, dei risultati straordinari.

    — “rallentare l’invio del segnale di allarme” ?
    Anche fosse .. ormai e’ prassi comune localizzare l’allarme acustico e visivo sulla teca stessa, oltre che centralizzarlo.
    Il dubbio potrebbe esistere se parliamo di allarme wireless, scelta molto discutibile in questo contesto, ma si sarebbe dovuto programmare a un paio di secondi il tempo di perdita segnale radio del trasmettitore.
    Insomma… caro Questore, complimenti per essere arrivato velocemente al sodo, ma in questa vicenda, personalmente vedo pochi dubbi…

    https://www.facebook.com/Alby62

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