07 gennaio 2018

La scultura nell’ombelico dell’arte

 
Intervista a Magdiel Almanza nel cuore di Cuba, in una città dove la creatività prende il largo, e la scultura supera ogni embargo. Soprattutto mentale

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Quarantacinque anni di età, trenta dei quali trascorsi a scolpire. E a dipingere, all’occorrenza. Un passaggio, forse, inevitabile nella progettazione di un’opera, prima di passare allo scalpello. Ma a volte anche un’opera a sé stante, senza bisogno di essere tradotta in scultura. Nel suo atelier di Camaguey, capoluogo dell’omonima provincia cubana, si possono ammirare diverse tele o veri e propri quadri ‘finiti’, non solo bozzetti. Molto apprezzati anche dai tanti avventori che ne varcano la soglia. E’ lo scenario in cui vive e lavora Magdiel García Almanza. Artista cubano di evidente talento e dalla spiccata sensibilità. 
Visitando la labirintica Camaguey, autentico gioiello dell’entroterra cubano, ricca di vicoli e colori senza alcuna soluzione di continuità, si finisce inevitabilmente a San Juan de Dios, la zona più importante e suggestiva del centro storico cittadino. Dichiarata monumento nazionale e patrimonio dell’umanità, dove si trovano una serie di piccoli atelier di artisti del posto, attivi per lo più per assecondare le voglie del continuo flusso di turisti e sbarcare il lunario. Con varie proposte, spesso spiccatamente commerciali, ma anche qualche nome che merita forse maggiore attenzione, e certamente certamente una visita. In una cittadina, che nonostante le difficoltà, cerca di emergere valorizzando il proprio patrimonio attraverso l’arte e la cultura. Tra le diverse botteghe di artisti, spicca il laboratorio di Magdiel: in un antico casale del 1700, da lui completamente ristrutturato e adibito oggi a galleria e atelier, dove espone le proprie opere e riceve il pubblico. 
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Magdiel García Almanza, vista dello studio
Un maestro nella lavorazione del legno (quella madeira, a lui tanto cara), che impiega in gran parte delle opere, quando non ricorre al bronzo. A volte anche replicando lo stesso soggetto in due versioni distinte, nei due materiali, forse non sapendo (o potendo?) scegliere. Ma è il legno e nel legno il suo tratto distintivo: la sua arte, l’essenza della sua opera. Trait d’union con la terra natale e la sua tradizione. Aspetti cruciali per un cubano, subito evidenti a chiunque sbarchi sull’isola. Una fonte inesauribile per un artista del posto, con un ruolo centrale nella produzione quotidiana ed eterna fonte di ispirazione. Ma anche un serio limite nello sviluppo e la crescita di un artista. Come racconta lui stesso. «Certamente Cuba ha avuto molta influenza nel mio lavoro, nel bene e nel male, in quanto essendo in un’isola ho avuto pochi contatti e informazioni sul mondo dell’arte. Trovandomi in una cittadina come Camaguey, inoltre, è come essere in un’isola all’interno dell’isola: lontano dalla capitale e dalle influenze artistiche che possono provenire dall’Avana. Ma comunque fonte di costante ispirazione. Non a caso le mie sculture sono personaggi e storie della mia isola». 
Alejo Carpentier, negli anni Sessanta, definiva il comportamento dei paesi latini – e in particolare di quelli caraibici – come quello del “temporale”, spiegando come in queste zone, secondo il suo punto di vista, coesistono tre realtà di quell’ordine: considerando il presente come “il tempo della visione o dell’intuizione”. Metafora certamente valida in un processo non ancora completato e in costruzione, le cui contingenze obbligano costantemente a raffinare i sensi e ritrovata, non a caso, nel padiglione cubano ospitato dalla Biennale di Venezia. Come pure nelle opere di Magdiel, che pur essendo “fuori dal giro”, rimanendo ancora pressoché sconosciuto, propone sculture che sanno conquistare lo sguardo. Opere prodotte da un processo creativo in cui l’intuizione ha un ruolo dominante, emanando appieno l’atmosfera cubana. Ritrovandone i colori, i materiali, ma anche le storie. A volte persino ascoltandone i suoni, come nelle sue creazioni della serie: Casa della musica, che propongono delle sculture con cui l’avventore può interagire, avviando un meccanismo in grado di movimentare l’opera e produrre suoni. Ma anche le opere ‘mute’, o semplicemente statiche, riescono a parlare al pubblico. Per un artista che sembra rappresentare un cantastorie della scultura.
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Magdiel García Almanza, vista dello studio
Quali sono i tuoi modelli artistici e i tuoi riferimenti?
«Da quando ero un bambino ho avuto sempre un grande interesse per i volumi e le forme, e per la modellazione degli spazi. Per cui ho trovato nella scultura un modo ideale per esprimere me stesso. Anche se il mio lavoro è stato più influenzato da pittori che da scultori, soprattutto dai cubisti spagnoli e dai maestri dell’avanguardia cubana».
Il legno, dicevamo, è il materiale più usato nelle tue sculture. Si tratta di una questione prevalentemente estetica o è la volontà di mantenere un punto di contatto con la tua terra?
«Il ricorso al legno è un fatto praticamente naturale. Quando ho deciso di fare le mie prime sculture non ho avuto molte opzioni. Ma del resto il legno è sempre stato in tutti i miei progetti. Fin da quando ero bambino, sono sempre stato legato a questo materiale, perché mio padre era un falegname e ciò mi ha consentito non solo di entrare in contatto fin da subito con il legno ma anche di apprezzarne appieno tutte le qualità e virtù. Il legno è un materiale nobile, è difficile da lavorare, ma offre numerose possibilità nella scultura. Ma è un qualcosa che adoro e che considero insostituibile, certo di non poterlo abbandonare. Di recente ho iniziato a realizzare molte delle mie sculture anche in bronzo, e il risultato lo trovo molto positivo,  ma il legno sarà sempre la mia priorità».
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Magdiel García Almanza, Colibrì XIII
Come artista sei stato esposto in varie mostre internazionali: Stati Uniti, Germania e Svizzera. Quando in Italia?
«Non ho mai avuto occasione di esporre in Italia, ma ho sempre voluto e sognato di farlo, perché l’Italia è la culla dell’arte, di grandi scultori e grandi pittori ed è uno dei paesi che più vorrei visitare al mondo. Anche per via di un legame sempre più forte che sto instaurando con il vostro paese, essendo il mio studio, per fortuna, visitato da molti italiani interessati al mio lavoro».
Ci sono alcuni artisti italiani che conosci o che ti interessano particolarmente? 
«In realtà riesco ad avere poche informazioni sull’estero e sull’arte contemporanea italiana, ma ho sempre ammirato la vostra arte, rimanendo stupito dalle meravigliose sculture dei maestri italiani». 
Qui emergono i limiti e le barriere, a volte insormontabili, che si trovano di fronte a sé i cubani. Non riuscendo, in genere, a staccarsi dall’isola e per varie ragioni: politiche o economiche, che nulla o quasi hanno a che fare con l’arte. Ma che solo l’arte è in grado di superare.
Alessio Crisantemi

2 Commenti

  1. Ho visitato l’atelier di Magdiel a Camaguey a gennaio e mi sono innamorata delle sue sculture e delle sue tele: uno dei suoi angeli dipinti è volato via con me a Roma !

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