09 gennaio 2018

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A Pescara l'arte è “iniziata prima”. E un libro racconta il magico ventennio del contemporaneo sull'Adriatico tra 1955 e 1975
di Giulia Fonzi

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Tutto è iniziato prima, Pescara e le sue gallerie d’arte 1955 – 1975 è il nuovo libro di Ivan D’Alberto, pubblicato da Di Felice Edizioni (Martinsicuro, TE) e in uscita in questi giorni in molte librerie italiane. Il volume arricchisce la collana Fili d’Erba, diretta dalla giornalista Alessandra Angelucci, e offre uno spaccato inedito della città di Pescara che nel ventennio 1955-75 presenta caratteristiche e dinamiche culturali difficili da rintracciare in altri contesti della provincia italiana. 
La ricerca condotta da D’Alberto offre una tesi nuova che per certi versi sbaraglia quanto più volte ribadito e dichiarato da coloro che hanno animato la scena artistica abruzzese nel corso degli anni ’70: considerare questo periodo storico l’unico momento di grande fermento culturale che ha vissuto Pescara e l’Abruzzo grazie al lavoro condotto dai galleristi Mario Pieroni, Buby e Lucrezia de Domizio Durini, Peppino D’Emilio, Cesare Manzo e molti altri ancora. Secondo l’autore se queste note personalità del mondo dell’arte decisero di aprire a Pescara le proprie gallerie è perché la città adriatica aveva vissuto un periodo precedente che aveva alimentato un clima culturale maggiormente sensibile alle proposte artistiche più contemporanee. La ricerca non lascia angoli in ombra e ricolloca in maniera certosina fatti e personalità della storia dell’arte abruzzese attraverso un attento lavoro di regesto compiuto sui quotidiani nazionali che in quegli anni avevano pagine dedicate all’Abruzzo come Il Tempo e Il Messaggero, attraverso la consultazione de Il Corriere della Sera e de Il Resto del Carlino, che in quel periodo avevano inviati sul territorio, e lo sfoglio di tutti i numeri della Gazzetta di Pescara, che dalla seconda metà degli anni ’60 in poi diventa una sorta di organo d’informazione delle tante gallerie cittadine. A questo materiale vanno aggiunti i cataloghi delle mostre allestite nelle gallerie e le dichiarazioni di coloro che hanno vissuto quegli anni, i quali hanno raccontato quanto è accaduto a Pescara in quel particolare momento storico. Tra i tanti si citano Franco Summa (G3), Eugenio Riccitelli, (Ponterosso), Giuseppe Rosato (Il Quadrivio), Enzo Niccoli (Niccoli), Rocco Sambenedetto (Il Modulo), Sandro Visca e Albano Paolinelli per la galleria Nuova Dimensione di Cesare Manzo. 
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Beuys e Lucrezia De Domizio Durini, operazione Diary of Seychelles 1980 Foto Buby Durini, courtesy Arch De Domizio Durini

Sbalorditivo è proprio il totale delle gallerie d’arte aperte a Pescara nel corso degli anni ’60 e nei primissimi anni ’70. Dai dati recuperati da Ivan D’Alberto si parla di un numero che si aggira intorno alle trenta unità, tant’è che il capoluogo adriatico, così come riporta un articolo dell’epoca pubblicato su L’Espresso, era secondo solo a Bologna per numero di gallerie attive. 
Ma il volume di Ivan D’Alberto va letto anche sotto profilo socio – economico perché oltre ai fenomeni culturali indaga anche gli aspetti umani e commerciali che hanno animato l’ambiente galleristico pescarese. Per questo motivo non deve sorprendere se nel libro sono state poste una a fianco all’altra gallerie di un certo livello ed altre più “commerciali”: l’obiettivo di Ivan D’Alberto è di raccontare quanto sia stato importante il contributo di queste realtà alla crescita culturale della città di Pescara. Nel libro trovano spazio anche le gallerie di coloro che oggi non ci sono più come la galleria Sottili di Palmiero Sottili, la Verrocchio di Giuliano Verrocchio, L’incontro di Licia Dondini Diletti e la galleria Arte d’Oggi di Ciro Canale. La ricostruzione storica è avvenuta anche per quegli spazi che negli anni sono stati completamente dimenticati come la galleria Margutta, La Linea, Salotto, Diamanti, Digammadue, Arte Proposte, Il Triangolo, Michelangelo, Carducci, L and E, Al Torella, CIAC, a cui si aggiungono gli studi privati e gli spazi non convenzionali  come i saloni automobilistici, le hall degli hotel, le librerie, le scuole private e le dependance delle caffetterie cittadine. 
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Cesare Manzo
Attraverso questo studio si scopre che i pescaresi poterono vedere dal vivo già negli anni ’50 opere di autori come La Regina, Guttuso, Mafai, Monachesi, Rosai, Sironi, De Pisis e Turcato, artisti di punta della galleria Verrocchio. La stessa galleria nel 1960 presentò una collettiva in cui furono coinvolte note personalità del panorama artistico internazionale chiamate grazie alla collaborazione che lo spazio pescarese aveva con la galleria romana L’Attico di Fabio Sargentini. In mostra le opere di Vasco Bendini (Bologna), Rafael Canogar (Toledo), Bram Bogart (Delft, Olanda), Giuseppe De Gregorio (Spoleto), Elio Di Blasio (Chieti), Filippo Marignoli (Perugia), Piero Raspi (Spoleto) e Domenico Spinosa (Napoli). La mostra fu ritenuta «la più importante rassegna d’arte moderna mai realizzata a Pescara nel dopoguerra». Ma in questi spazi mossero i primi passi da artisti anche personalità come Ger Van Dyck, Rafael Martínez, Ferdinand Spindel, Ewerdt Hilgemann, Adolf Luther, Ludwig Wilding, Wolfgang Reindel, Kuno Gonschior e Bruno Demattio invitati dalla galleria Nuova Dimensione per una collettiva. E ancora Carla Accardi, Piero Dorazio, Antonio Sanfilippo, Gastone Novelli, Achille Perilli, Laura Grisi, Pasquale Ninì Santoro, Concetto Pozzati, Lucio Del Pezzo, Enrico Baj e Mimmo Rotella che esposero nel corso degli ani ’60 nella galleria Tre di Ettore Spalletti, Franco Summa e Elio Di Blasio, spazio che organizzò a Gianfranco Baruchello la sua primissima mostra personale. Il libro apre, quindi, uno scenario inedito e non fa altro che confermare quanto sia importante per una storia dell’arte italiana la ricostruzione di una storia dell’arte delle regioni.
Giulia Fonzi    

Tutto è iniziato prima. Pescara e le sue gallerie d’arte: 1955-1975
di Ivan D’Alberto
Di Felice Edizioni / Collana: Fili d’erba
2017
Pagine 248
Euro 15 

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