10 gennaio 2018

Il Centre Pompidou avrà una sede a Shangai. C’è l’accordo tra Emmanuel Macron e Xi Jinpin

 

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Le vie della diplomazia attraversano anche le sale dei musei. E così, a sugellare la lunga storia dei rapporti tra Francia e Cina, non sempre così amichevoli, arriva la dichiarazione ufficiale dell’apertura della nuova sede del Centre Pompidou a Shangai. Ad annunciarlo, in occasione di un importante incontro di Stato a Pechino, Emmanuel Macron e Xi Jinpin che, oltre ad aver discusso del ruolo francese nell’affaire Corea del Nord, hanno messo la parola fine alle trattative museali, durate più di dieci anni (ne scrivevamo qui). La controversia iniziò nel 2007, quando il museo francese propose una sua filiale nel distretto di Luwan ma poi non se ne fece più nulla, a seguito di una serie di eventi burrascosi occorsi tra i due governi, come l’incidente in occasione delle Olimpiadi del 2008, quando alcuni manifestanti della corrente free Tibet ostacolarono il passaggio della torcia. La discussione riprese nel 2016, quando il Pompidou organizzò una mostra allo Shanghai Exhibition Centre, “Masterpieces from the Centre Pompidou 1906-77”, un’operazione strategica, da un lato, per entrare nel complesso sistema cinese di interessi e relazioni, senza giocare a fare i padroni in casa d’altri, dall’altro, per mostrare cosa è capace di fare il museo d’arte contemporanea forse più rappresentativo al mondo, insieme al Moma. La mossa fu giusta e gli accordi sono proseguiti, prevedendo una formula di locazione temporanea, peraltro già sperimentata dal Pompidou a Malaga. Il contratto di Shangai prevede una locazione valida per cinque anni, successivamente rinnovabili, in un’ala del West Bund Art Museum, il centro dedicato all’arte e al design progettato da David Chipperfield, la cui costruzione è iniziata nel 2016, nell’ambito di un più ampio piano di riqualificazione dell’intera area affacciata sul fiume Huangpu. La nuova sede dovrebbe aprire nel 2019 ma il Pompidou non si ferma qui e sono già previste altre due inaugurazioni, a Bruxelles, nel 2020, e a Seoul. Nel frattempo, l’attenzione rimane alta per la Cina e Macron ha già annunciato che un’edizione dei Rencontres d’Arles, la manifestazione di fotografia più importante in Francia e tra le più seguite al mondo, sarà organizzata a Xiamen, città che affaccia su Taiwan. (mfs)

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