12 gennaio 2018

L’Università vende l’arte. E inizia la protesta

 

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È di pochi giorni fa la notizia della vendita delle opere della collezione de La Salle University di Philadelphia, nello specifico ad andare all’incanto saranno quarantasei opere d’arte. I fondi raccolti dalla vendita saranno utilizzati per finanziare nuove iniziative educative. Nel 2015, la scuola ha avuto un deficit di 12 milioni di dollari e le iscrizioni sono diminuite del 18 per cento. Tuttavia, dopo aver abbassato la retta, tagliato i programmi e lanciato una campagna di marketing, l’università è riuscita a terminare l’anno fiscale in nero l’anno scorso. La vendita delle opere fa parte del nuovo piano strategico quinquennale del college, che è stato già approvato dal consiglio di amministrazione. Christie’s spera di raccogliere tra 4,8 milioni e 7,3 milioni di dollari dalla vendita che comprende opere di opere di Edgar Degas, Jean-Auguste-Dominique Ingres, Henri Matisse, Dorothea Tanning e Jacopo Tintoretto. Un gruppo di intellettuali e figure professionali legate al museo dell’Università hanno deciso di contrapporsi a questa decisione: in risposta alla vendita l’American Alliance of Museums e l’Association of Art Museum Director hanno rilasciato la seguente dichiarazione congiunta: “I musei d’arte universitari e le Università hanno una lunga e ricca storia di collezionismo, cura e formazione di un modo finanziario ed etico al pari delle istituzioni più prestigiose del mondo. Una diversa struttura di governance non esonera un museo universitario dall’agire eticamente, né consente di ignorare le questioni di fiducia pubblica e utilizzare le raccolte come beni finanziari disponibili. Questo è un principio etico fondamentale del settore museale, che tutte le istituzioni sono obbligate a rispettare: in nessun caso i fondi delle opere in disuso potranno essere utilizzati per scopi diversi dal sostegno per le collezioni del museo stesso.” (RP)

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