01 febbraio 2018

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Sul “Fallimento”: intervista a Teresa Macrì
di Rachele Lombardo

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Si è inaugurata martedì 30 Gennaio alla Libreria Brac il primo incontro di “Anteprima Scripta Festival”. Il Festival, ideato e curato da Pietro Gaglianò, offre una serie di appuntamenti che accompagneranno il pubblico verso la sua apertura il prossimo ottobre 2018, e tra questi ricordiamo la presentazione in prima assoluta il 19 febbraio alle ore 18 di Un sogno fatto a Milano. Dialoghi con Orhan Pamuk intorno alla poetica del museo, testo a cura di Laura Lombardi e Massimiliano Rossi. Protagonista di questo primo incontro è stata Teresa Macrì con il suo volume Fallimento, edito da postmedia books, la cui presentazione è stata accompagnata, come avverrà per le prossime date, dallo stesso Gaglianò. 
Come nasce la necessità di scrivere sul fallimento? 
«L’idea é partita da un’esigenza personale di indagare il concetto di “fallimento” non da un punto di vista intimo ma da un punto di vista ideologico, soprattutto in riferimento al fallimento ideologico del movimento studentesco di cui io stessa ho fatto attivamente parte attraverso il mio impegno politico costante negli anni ’70-‘80. Dove siamo arrivati dopo questo fallimento ideologico? A cosa ci ha portato tutto questo senza dover ricorrere a considerazioni apocalittiche? L’idea quindi è stata quella di ricondurre l’accezione di fallimento all’interno del campo in cui io opero, ovvero l’arte contemporanea, annoverando i lavori di una serie di artisti che io amo. Ognuno di essi coniuga il concetto di fallimento all’interno di ricerche personali che includono anche l’analisi di tematiche globali della società post-capitalistica estremamente attuali e contemporanee come il fallimento dell’ecologia (Superflex) o il fallimento delle politiche migratorie (Sislej Xhafa)».
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Cesare Pietroiusti, Body Politics
L’arte contemporanea può essere uno strumento di rigenerazione sociale? 
«Non spetta all’arte contemporanea il ruolo di “rigenerare” la società. L’arte può suggerire delle alternative utopiche, delle nuove prospettive, ma poi è la politica che può migliorare, cambiare la società. La politica intesa come Hannah Arendt la intendeva, una politica che fonda il mondo e lo trasforma attraverso la responsabilità della pluralità degli uomini. L’arte contemporanea è un linguaggio per pochi addetti in fondo, per cui quello che l’arte oggi può offrire sono dei percorsi, delle utopie, dei nuovi linguaggi estetici che parlino di un cambiamento».
Mettendo da parte l’accezione positiva del termine fallimento e tornando alla sua accezione più comune, cosa significa quindi per lei fallire nell’arte? 
«Non credo in alcun modo che nessun artista possa essere definito “fallito”. Il fallimento è uno strumento di rigenerazione perché dagli errori si impara. L’errore di un artista non é fine a se stesso perché lo conduce inevitabilmente a sviluppare ulteriori analisi che altrimenti non ci sarebbero. Ci sono una varietà di problematiche che possono rendere difficile l’attuazione di un’idea. Io sono profondamente positiva e penso davvero che ogni cosa necessiti del tempo e del percorso di cui necessita. Si può sempre ripartire e realizzare i nostri progetti in maniera nuova, magari raggiungendo, proprio grazie agli imprevisti, alle complicazioni avute durante il percorso, degli obiettivi non immaginati. L’unico esempio che riesco a fare di un fallimento inteso come irrealizzazione di un progetto è quello di cui accennavo prima».
Le opere di Cesare Pietroiusti, Chris Burden, Iggy Pop, Maurizio Cattelan, Bruce Nauman, John Baldessari, Marcel Broodthaers, Jeremy Deller, Francesco Arena ed altri descrivono il riscatto del concetto di fallimento nell’arte. Pascal è il primo a parlare del fallimento come lo strumento di una natura fallibile che può tuttavia condurci ad una conoscenza più profonda di noi stessi mettendoci davanti alla nostra imperfezione e fallibilità. Così Kierkegaard ne parla come dell’elemento che ci pone dinnanzi alla nostra vulnerabilità, quindi alla sofferenza: l’uomo necessita di nuove prospettive per risalire e vivere una vita nuova. Il concetto di fallimento presuppone sempre una ripartenza; in questo senso Fallimento di Teresa Macrì è l’elogio di una nuova apertura al mondo.
Rachele Lombardo

Teresa Macrì
FALLIMENTO
Con illustrazioni di G. Phelan
Edizioni Postmedia Books
2017
Pagine 172
Euro 16,90

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