03 febbraio 2018

Bologna art week /12. È Il Nulla, però c’è. Dario Agrimi torna a colpire in Arte Fiera

 

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Dopo l’invasione in Arte Fiera dello scorso anno, Dario Agrimi torna a sorprenderci a Bologna con l’on going project Sinonimi e contrari, che porta nel mondo dal 2016. 
Ed è così che, in occasione dell’apertura, il pubblico della fiera si è ritrovato di fronte a suoi interventi non-previsti e disseminati negli ambienti fieristici, partecipando in un certo senso all’azione. Anche per questa edizione, l’artista ha agito indisturbato appropriandosi di tutti quegli interstizi e spazi vuoti tra un’opera e l’altra, fissando alle pareti 28 didascalie che titolano Nulla e L’Effimero. Così facendo, nel prendere posto laddove non v’è da osservare alcuna opera, Agrimi ha firmato il contenitore intero e lo ha reso una Sua opera nel complesso. È successo anche questa volta che volesse portare attraverso di sé a una riflessione sulla vacuità di certe dinamiche del sistema, riflessione poi affidata del tutto alla sensibilità dello spettatore: l’incontro casuale con le didascalie «realizza infatti l’opera». 
Un’azione che, nel far parte di quel filone di progetti performativi che al centro hanno l’invasione degli spazi istituzionali, è però un unicum memorabile. Le sue didascalie vaganti sono comparse come ospiti inattesi in musei e contesti che si immaginava fossero blindati: durante la Biennale di Venezia da Palazzo Grassi e Punta della Dogana al Guggenheim Museum, a Firenze in Palazzo Strozzi finanche al Blanco Museum di Bali in Indonesia. 
Senza contare che nell’Arte Fiera che state visitando, da oggi, oltre alla messa in azione di Sinonimi e contrari, vi è un’altra opera non-prevista: non compare in catalogo né è in vendita da nessun gallerista, si tratta di Contrappeso. Ha una grandezza di 34x27x2cm e, se cercherete, è lì proprio per il pubblico, in donazione libera alla fiera. Consiste in una piccola carta incorniciata che invita a essere osservata attentamente e che l’artista ha appeso in un punto non ancora dichiarato, nei corridoi. La scritta autografa all’interno del quadro e il gancio del chiodo sono perfettamente bilanciati, come se le parole avessero un peso tale da tenere la cornice dritta. Sapremo in questi giorni se resta “dritta” anche tutta l’operazione, e che giro faranno le piraterie di Agrimi, scoprendo chi dell’opera se ne è, a sua volta, appropriato. (Cristina Principale
In hoime: Dario Agrimi, L’Effimero, 2018
In alto: Dario Agrimi, Contrappeso, 2018

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