25 febbraio 2018

La leggerezza degli invisibili. Mauro Molinari alla Galleria Tibaldi di Roma

 

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Il percorso che ha condotto Mauro Molinari al ciclo dal titolo Plays, presentato in questa antologica alla Tibaldi Arte Contemporanea, è stato svolto in un tempo ampio e articolato. Una lunga ricerca contrassegnata da momenti diversi, come quelli dedicati alla pittura scritta, ai libri d’artista, alla reinterpretazione degli antichi motivi tessili e, in ultimo, al racconto della realtà urbana, tra filo, trama, intreccio e contrappunto. Un’attenzione assidua sulla presenza e sul vuoto spaziale in un intreccio di momenti e tempi diversi, che cercano la relazione e l’equilibrio per manifestarsi. 
Alla fine, l’intreccio diviene filo conduttore di storie e di significati che si dipanano in un viaggio carico di suggestioni e vibrazioni poetiche suggerite per frammenti di senso. Questa ultima stagione, infatti, lo vede impegnato a svelare oscuri misteri e strani presagi, con una verve tutta immaginativa e visionaria. Non a caso, i suoi personaggi decisamente teatrali, che lui chiama Messaggeri, secondo noi “invisibili”, si aggirano e abitano condomini anonimi, condividono il malessere del vivere che li attraversa annullandoli anche del tutto. 
Di certo, la realtà della pittura di Molinari vive d’inganni e d’illusioni, esagerando alcuni particolari della visione per ciò che concerne le misure, il luogo, la distanza, nonché il tempo e anche la cadenza dei personaggi, dislocati in movimenti bizzarri e provvisori con assenza di gravità e leggerezza, facendo dimenticare le urgenti contingenze del quotidiano, in un clima favolistico apparentemente innocuo e gioviale. Un recupero della memoria, in un viaggio oscuro in cui le coordinate del tempo e dello spazio si dilatano e perdono le loro abituali caratteristiche logiche in vista di nuove possibili associazioni e traiettorie. La traccia di un suggerimento di memoria può ora distendersi per divenire ordito, trama e intreccio di racconto che si definisce in una narrazione a più livelli di lettura. 
Già nelle opere precedenti, dedicate alle Città–Condominio, create nel 2012, la città contemporanea era luogo di ironia ma anche di insolita denuncia. Ora, con queste ultime opere, ci racconta dell’asfittica realtà della città invisibile abitata da uomini invisibili senza storia e senza futuro, della condizionata e angusta vita globale, dell’incomunicabilità e dell’isolamento che sono divenuti la prassi consueta del vivere. 
Carlo Fabrizio Carli, presentandolo in catalogo scrive: «le figure di Molinari popolano stravolte ambientazioni urbane; esibiscono lineamenti allucinati e – fuori da ogni determinismo lombrosiano – socialmente inquietanti; indossano indumenti dagli improbabili colori violenti, mentre i cieli si caricano di blu elettrici». Quelle di Molinari sono rappresentazioni decisamente atemporali, che condizionano e smantellano le certezze, prospettando una visione quanto mai duttile, frammentata, carica di momenti allusivi che s’intersecano e convivono. Solo così i ricordi possono definirsi in frammenti di materia poetica, in un succedersi cadenzato di accadimenti in divenire che emergono da un vivere lacerato, che condiziona e annichilisce l’uomo. (Sandro Bongiani)

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