03 marzo 2018

Viaggio in Gibilterra, via Amazzonia. Da Raum, a Bologna, la performance di Leandro Nerefuh

 

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Sabato, 3 marzo, alle ore 22, presso lo spazio Raum di Bologna, l’Associazione Culturale Xing presenta la performace Internal Waves in the Strait of Gibraltar, dell’artista brasiliano Leandro Nerefuh (1975), anche noto come antropologo, con il nome di Libidiunga Cardoso. Una lettura a metà strada tra discorso accademico e creazione artistica che racconterà la storia di un viaggio attraverso lo Stretto di Gibilterra visto dalle coste della foresta amazzonica. L’evento avrà luogo con il supporto di Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna, Cheap On Board ed Edizioni Zero. Abbiamo raggiunto l’artista per rivolgergli alcune domande. 
Una lecture-performance sullo Stretto di Gibilterra con un punto di vista non convenzionale. Cosa potremo vedere e ascoltare durante la performance? 
«Assisteremo a una storia particolare dello stretto di Gibilterra inteso come una porta di accesso per altri mondi. Questa storia ovviamente ha molti livelli, ma noi ci concentreremo principalmente su due eventi storici: le prime crociate e la caduta di Gerusalemme nel 1099, e la cosiddetta conquista dell’America nel 1500. Vedremo come questi due eventi storici formano un ponte spazio-temporale, che è possibile grazie all’incredibile potere magnetico e idroelettrico dello stretto di Gibilterra». 
Lo stretto di Gibilterra come opera d’arte. Cosa rappresenta questa lingua di mare tra Africa ed Europa? 
«Per migliaia di anni, lo stretto di Gibilterra era considerato come la fine del mondo conosciuto per le civiltà mediterranee. Sono emerse due colonne gigantesche dal mare con un’iscrizione che avvertiva di non passare oltre: ‘Non Plus Ultra’. Oltre questo portale c’era il regno dell’ignoto, dei mostri o, peggio, dei non morti. Nell’inferno di Dante, il purgatorio è proprio lì. Quindi questa posizione geografica è sempre stata molto carica di simbologia e miti, e ha sempre avuto un ruolo nell’immaginazione dei popoli mediterranei. Nella performance a Raum, vogliamo cambiare il punto di vista, che di conseguenza cambia la storia. Guarderemo lo stretto di Gibilterra dalle rive della foresta amazzonica. Dalla prospettiva della cultura amazzonica, la storia del Mediterraneo segna anche il destino della foresta, in un modo molto materiale, cioè tutti i popoli delle nazioni africane, europee e orientali che finivano in un modo o nell’altro in America, in Brasile, e più specificatamente alla nostra storia, nelle amazzoni. E tutti gli dei e le divinità che quei popoli hanno portato con sé». 
Mi ha incuriosito il fatto che Leandro Nerefuh sia anche Libidiunga Cardoso, e viceversa. Artista e studioso sono due aspetti che procedono sempre all’unisono? 
«In realtà siamo due esseri diversi. Io (Leandro Nerefuh) ho studiato storia dell’arte e conduco una pratica di ricerca, che a volte prende la forma di opere d’arte in diversi formati. Così il mio metodo artistico è di “traduzione formale”, che significa tradurre la ricerca nella sperimentazione artistica. Libidiunga Cardoso appartiene alla cultura Clovis, che viene dalla preistoria paleo-indiana». 
Civilizzazione, cibernetica, sci-fi antropologico, esuberanza orfica e capitalismo solare sono i temi del lavoro che presenterai a Live Arts Week VII, il 21 aprile. 
«Questa performance è una collaborazione con Caetano e Cecilia Lisa Eliceche e, speriamo, con una special guest, Bartira. Quello che ci interessa sono le prospettive sul futuro e su ipotetici mondi. Cosa sta succedendo oggi a livello globale è semplicemente la realtà dei nostri sogni dirottata. Non come l’individualista o il capitalista sognano se stessi. Ma i nostri sogni collettivi. Le nostre capacità di creare futuro e immaginare altri mondi possibili e potenzialmente migliori sono state bloccate. Questa è in qualche modo la tragedia del 21esimo secolo. Ma vogliamo combattere. Non lo accetteremo perché sappiamo bene come stanno le cose e abbiamo la nostra visione cosmica». (Vincenzo D’Argenio)

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