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Dopo aver portato la Cappella Sistina all’Oculus di New York, lo scorso anno, attraverso 34 gigantografie, riprese dagli scatti del fotografo Erich Lessing, che riproducenti le scene più rappresentative del celebre affresco, la scorsa estate, ecco che la passione per l’arte italiana – e romana – che appassiona tanto gli Stati Uniti trova una nuova forma, stavolta a Houston, Texas.
Si intitola infatti “Michelangelo e il Vaticano”, ed è stata inaugurata solo due giorni fa. Una mostra “Per scoprire capolavori di Michelangelo e dei suoi contemporanei, che mettono in risalto l’eredità artistica di Papa Paolo III e il ruolo vitale che il disegno ha svolto nella produzione artistica in tutta Europa tra la fine del XV e il XVI secolo. “Michelangelo e il Vaticano” presenta disegni, cartoni, dipinti, sculture e stampe del Maestro e dei suoi predecessori e successori, tra cui Raffaello, Rubens, Tintoretto e Tiziano.
Le opere arrivano in America in gran parte dalla collezione del Museo di Capodimonte, per un totale di 40 opere del XVI secolo (23 provenienti dal museo napoletano, 18 disegni e 5 dipinti), molte delle quali furono commissionate o completate durante il pontificato di Alessandro Farnese. Ricordato per il suo entusiastico patrocinio delle arti in generale, e di Michelangelo (1475-1564) in particolare, papa Paolo III sovrintese al completamento del Giudizio Universale sulla parete dell’altare della Cappella Sistina.
Qui, ancora, un altro esempio di un geniale “copiatore”: una versione unica del Giudizio dipinta a olio di Marcello Venusti, proveniente a sua volta dalle collezioni di Capodimonte, come i due cartoni esposti anche al Metropolitan: Gruppo di Armigeri e Venere e Amore. Insomma, per una volta ancora l’Italia vince. Con il classico.