15 marzo 2018

Reading room Piranesi

 
Piranesi e il suo “Museo”, tappa del Grand Tour romano e precursore degli interni contemporanei
di Elisa Eutizi

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Giunto a Roma nel 1740, Giovan Battista Piranesi (1720-1778) resta subito affascinato dalle sue “parlanti ruine” tanto da non abbandonare mai più la Città Eterna e, in un luogo e un’epoca fondamentali per lo studio del paradigma dell’antichità, assumere un attento ruolo di documentatore e sostenitore della romanità e della grandiosità dell’Impero e dei suoi resti. Abile incisore e figlio di un capomastro, segue la scia della tradizione che vede gli architetti fornire anche arredi pittorici e decorazioni interne per le opere in costruzione. Riesce rapidamente ad associare questa professione ufficiale a quella di mercante con la vendita o la mediazione di oggetti d’arte; traboccante di antichità la sua casa – bottega a Palazzo Tomati diviene una tappa del Grand Tour romano, una cava di oggetti antichi.
Pierluigi Panza in Museo Piranesi, sposta l’attenzione proprio su questo aspetto, da grande vedutista e incisore, artista che trae dalle colossali rovine il sentimento nuovo e nostalgico di un mondo ideale, al Piranesi architetto e interior designer, artista e mercante di oggetti d’arte.
Il volume, ricostruendo il florido contesto storico del collezionismo e le committenze a Roma nella metà del XVIII secolo, raccoglie e analizza una parte della vastissima quantità di marmi architettonici legati all’attività di Piranesi, rivolta tanto ai processi tecnici e costruttivi quanto all’originalità e alla ricchezza dei repertori ornamentali.
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G.B. Piranesi, Lettera di Piranesi a Charles Townley con un disegno del Vaso Warwick Roma, 3 Agosto 1772, New York, Pierpont Morgan Library

Nel catalogo i pezzi individuati sono raggruppati in capitoli a seconda della loro attuale collocazione, che mostra la grandissima fortuna dell’artista. Nelle diverse sezioni topografiche vengono inizialmente elencate le opere ideate ex-novo, i pastiches, rispetto ai quali Piranesi si pone come ideatore; questi lavori realizzati nella sua bottega, che restaurava e realizzava con marmo sia antico che moderno pezzi all’antica quasi tutti ispirati all’arte romana del I o II secolo, ma anche in stile egittizzante, sono in gran parte arredi, come i famosi candelabri o i compositi camini. Seguono le opere riconducibili all’attività di Piranesi come capo di una delle più floride botteghe di scavatori, restauratori o integratori di frammenti trovati o acquistati presso altri art dealers e che venivano riassemblati; non esisteva ancora il gusto per il frammento e i reperti ritrovati nei frequenti scavi venivano sempre restaurati con diversi modalità che andavano dal restituire la presunta integrità originaria all’opera con integrazioni mimetiche, a usare più frammenti antichi per modellare un nuovo oggetto. Vengono poi esaminati gli elementi riconducibili solo alla sua attività di mercante, ovvero di custodia e vendita del pezzo e del quale non si hanno riscontri di rifacimenti, ed infine quelli che rientrano solo in un “museo ideale”, ovvero quei pezzi che Piranesi vide e incise per iscrivere idealmente i reperti della propria collezione.
Elisa Eutizi

Pierluigi Panza, Museo Piranesi
2017
Pagine 584
Illustrazioni in b/n. 600
Edizioni Skira
45 euro

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