16 marzo 2018

Il linguaggio dei segni è un’arte. Alla Fabbrica del Vapore, il Festival del Silenzio

 

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Tra gli alti e bassi della Fabbrica del Vapore, nella Chinatown milanese, oggi, 16 marzo, inizia la prima edizione del Festival del Silenzio, una tre giorni, fino al 18 marzo, di performance e incontri esperienziali dedicati alla cultura segnante e alle lingue dei segni. 
Il festival è organizzato da Fattoria Vittadini, collettivo milanese di danza che ha recentemente festeggiato i 10 anni di attività, con la direzione artistica di Rita Mazza, artista nativa segnante italiana, residente a Berlino, che presenta così l’evento: «Al momento, il progetto del Festival del Silenzio non ha eguali né in Italia né all’estero; ci sono esperienze simili in Europa ma si rivolgono esclusivamente a un pubblico di sordi e/o segnanti, come il Festival Clin d’Œil a Reims (FR) o il Jugendfestival di Stoccarda (DE). Il Festival del Silenzio vuole invece creare un terreno comune tra udenti e non, segnanti e non, una “terra di mezzo” in cui le due culture possano incontrarsi, conoscersi e condividere momenti di festa e divertimento». 
Non solo arte ma anche workshop e dibattiti attorno al delicato tema dei riconoscimenti sia del LIS come minoranza linguistica sia della comunità sorda italiana come minoranza culturale, con il conseguente adeguamento dei servizi alla persona e della tutela prevista dall’art. 6 della Costituzione per tutte le minoranze linguistiche. Il festival affronta un tema spesso escluso dalla produzione artistica nazionale: ha promosso il bando, lanciato a gennaio, “In principio era il segno”, rivolto ad artisti sordi o udenti che volessero portare in scena la cultura segnante, offrendo un sostegno economico e la possibilità di presentare il lavoro all’edizione del Festival del Silenzio del 2019. Tra gli artisti presenti, Ramesh Meyyappan (SGP), performer segnante di Glasgow, star internazionale del teatro visuale, e Giuseppe Giuranna (ITA/GER), considerato tra i maestri del Visual Vernacular, forma espressiva che unisce la Lingua dei Segni con il linguaggio cinematografico. (Giulia Alonzo)

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