17 marzo 2018

Pace fatta tra Facebook e Gustave Courbet?

 
E alla fine arriva la sentenza. Niente risarcimento per Frédéric Durand-Baïssas ma un verdetto che crea un precedente legale. A sfavore del social media

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Sentenza giudicata “mista”, ma anche un po’ storica. Un tribunale civile di Parigi ha emesso il suo verdetto rispetto alla censura de L’Origine del Mondo di Courbet, sollevata dall’insegnante francese Frédéric Durand-Baïssas, che dopo aver postato la fotografia dell’opera aveva visto chiuso il suo profilo Facebook, e citato il colosso californiano. 
Il tribunale – che ha ascoltato le argomentazioni del caso il mese scorso – ha dichiarato nella sua decisione che Facebook non ha adempiuto ai propri obblighi contrattuali nei confronti dell’utente, poiché ha disattivato l’account “senza concedere a Frédéric Durand un ragionevole periodo di preavviso e senza specificare le ragioni per questa disattivazione”. Da Parigi si è anche stabilito che i contratti tra Facebook e gli utenti francesi sono vincolati dalla legge francese sui consumatori e che le controversie legali tra gli utenti francesi e la società di social media ricadono sotto la giurisdizione della Francia, e non della California, stabilendo così un precedente legale. Eppure tutte le richieste di Durand sono state respinte. L’affermazione di Durand per la quale Facebook avrebbe chiuso il suo account per la pubblicazione dell’immagine è stata giudicata “infondata”, dalla sentenza. E così niente 20mila euro di risarcimento.
Oggi, a seguito di un cambiamento di politica, il social media consente di postare immagini di arte raffiguranti figure nude, anche se alcuni lavori continuano a innescare gli algoritmi di censura, come è accaduto recentemente per la Venere di Willendorf. 
In una dichiarazione rilasciata ieri, la direttrice degli affari pubblici di Facebook Francia ed Europa, Delphine Reyre, ha affermato che Facebook ha preso atto della sentenza e ha anche ribadito che il dipinto di Courbet ora ha un posto nel sito. L’avvocato di Durand, Stéphane Cottineau, ha invece affermato all’AFP che si continuerà a combattere: “Non possiamo trattare grandi artisti come pornografi, specialmente se pensiamo a questo dipinto, che è un inno alla donna”.

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