23 marzo 2018

Looking to the past. A Dubai

 
Quali novità sotto il sole degli Emirati? Per esempio una fiera che scopre il “moderno”, tra prezzi un po’ improbabili e un pieno di turismo, effetto Louvre di Jean Nouvel

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Per anni ha guardato solo al futuro, ma adesso comincia a riscoprire il passato. Così nel fitto programma di Art Dubai, la più importante fiera degli Emirati, i riflettori sono puntati su That feverish leap into the fierceness of life, la mostra sull’arte modernista araba curata da Sam Bardaouil e Till Fellrath, che presenta cinque gruppi di artisti attivi in diverse città del mondo arabo, dal Cairo a Baghdad, tra gli anni ‘40 e gli anni ‘80. Il desiderio di scrivere la propria storia dell’arte, al di là dei cliché occidentali, sembra costituire la nuova tendenza degli Emirati, dove l’apertura del Louvre Abu Dhabi, il museo firmato da Jean Nouvel, ha fatto quadruplicare l’afflusso turistico dell’intera regione che oggi si attestano intorno ai 4 milioni e mezzo di presenze. 
Una sorta di dinamismo culturale si respira in città, dove c’è grande attesa per l’apertura del Jameels Art Center (prevista per novembre). Si tratta del primo centro di arte contemporanea a Dubai, costruito dallo studio di architettura londinese Serie Architects e diretto da Antonia Carver, che annuncia un ambizioso programma di mostre, residenze e biblioteche specializzate, oltre ad una collaborazione con l’Abraj Group Art Prize, che affiderà al nuovo centro 30 opere raccolte nelle dieci edizioni del premio per artisti arabi nelle ultime generazioni. All’interno del gigantesco hotel Medina Jumeirah, che unisce le suggestioni di un villaggio berbero con un monumentalismo degno dei templi di Luxor in stile Las Vegas, Art Dubai riunisce 108 gallerie provenienti da 48 Paesi diversi, distribuite in 2 padiglioni, mentre Art Dubai Modern presenta 16 gallerie focalizzate sull’arte moderna dei Paesi Arabi, in collaborazione con il Minsk Art Institute, diretto dall’artista saudita Ahmed Mater per promuovere i giovani artisti dell’Arabia Saudita nel mondo. 
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Art Dubai 2018, That feverish leap into the fierceness of life
L’ambiguità della cultura artistica degli Emirati, aperta al mondo ma sempre più impegnata a valorizzare il proprio passato e promuoverlo nella maniera più consapevole possibile, si riflette anche nelle scelte delle gallerie invitate, con un gruppo di protagonisti internazionali insieme ad una folta presenza di situazioni mediorientali. Da una parte ci si imbatte nelle proposte di gallerie come Victoria Miro – dalle installazioni architettoniche di Do Suh ai dipinti monocromi di Idris Khan – o Continua, che propone una scultura circolare blu di Anish Kapoor ad un dittico di Michelangelo Pistoletto, fino al dipinto di Mario Merz degli anni Ottanta proposto da Persano per 900mila euro. “Non avrei portato un’opera di questo valore in una fiera italiana – spiega il gallerista – ma qui non si può mai sapere. Può interessare un saudita o un libanese, ma anche un americano di passaggio, che non si spaventa certo per il suo prezzo”. Persano espone anche una delle rare opere concettuali della fiera, costituita da un archivio di 80 ritratti di uomini afgani presentato dall’artista afgana Lida Abdul, in decisa controtendenza rispetto alle proposte delle gallerie locali, che puntano su opere più eleganti e decorative, ma non senza interesse. Tra le scoperte più interessanti figura l’artista iraniano Reza Aramesh con opere fotografiche in bianco e nero, con drammatiche scene di guerra rappresentate come tableaux vivants da giovani performers all’interno di luoghi monumentali come i saloni di Versailles, presentato dalla galleria Leila Heller (New York/Dubai), insieme alla tunisina Nicène Kossentini, che scrive lettere d’amore in arabo su carta per poi sovrapporle e creare figure geometriche astratte proposta da Selma Feriani (Londra/Tunisi). 
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Art Dubai 2018, Giorgio Persano
Ben diversa l’atmosfera della sezione Art Modern, arrivata alla 5 edizione e interamente dedicata all’arte moderna della regione, con 16 gallerie da 14 Paesi, selezionate da un comitato scientifico dove siede Catherine David. Un’originale settore della fiera è “Residents”, un programma di residenze d’artista della durata di alcune settimane per 12 giovani artisti, suggeriti da gallerie e invitati a realizzare un progetto in collaborazione con comunità di artisti e artigiani della regione, che vengono presentati in appositi stand. “Giunti alla terza edizione, il nostro desiderio – spiega Paolo de Val, direttore artistico di Art Dubai – è sottolineare l’interazione tra gli artisti ospiti e il contesto degli Emirati, estremamente aperto e ricettivo per esperienze di questo genere”.
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Art Dubai 2018
La fiera propone infine un importante osservatorio sugli artisti della regione con il premio Abraj, curato da Myriam Ben Salam, che presenta i quattro finalisti in una mostra allestita all’interno della fiera di notevole qualità, tutti accomunati dal video come principale linguaggio espressivo. Il vincitore, Lawrence Abu Hamdam, presenta l’opera Wall Unwalled (2018) composto da una serie di casi legali, letti dallo stesso artista all’interno di un suggestivo studio di registrazione a Berlino, legati a discorsi e parole ascoltati attraverso muri “Nel 2000 esistevano 15 confini fortificati tra le nazioni, e oggi ce ne sono 63” afferma l’artista, autore di un’opera complessa ma ricca di spunti di riflessione. Anche Basma Alsharif, autrice dell’installazione Trompe l’oeil 1 (2016) si interroga sulla condizione e l’identità della donna nella famiglia palestinese di oggi, mentre Ali Cherri, con il suo video Somniculus (2017), girato all’interno di cinque musei parigini, ci conduce attraverso un viaggio legato allo stato del dormiveglia, tra sogno e realtà, pensiero e feticcio. Infine Neil Beloufa presenta Dèveloppment Durable (2017), un’opera composta da due installazioni e altrettanti video su monitor, che esplorano le condizioni di vita quotidiana delle diverse comunità nazionali presenti a Dubai. 

Ludovico Pratesi

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