13 aprile 2018

Milano Art Week/14. L’Archipelago irregolare di John Isaacs alla Galleria Poggiali

 

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Davvero empatica la personale di John Isaacs (1968) ospitata, fino al 29 giugno, nella galleria Poggiali, a cura di Pierre Yves Desaive, concepita nell’ambito dell’Art Week e di Miart. Il poliedrico artista inglese, allergico alla ripetitività, vive e lavora a Berlino e, in questa occasione, presenta tre opere in dialogo tra loro che investigano l’arcipelago dei linguaggi artistici in rapporto al tempo, alla storia, alla memoria, alla loro percezione e alla sacralità dell’arte.
 Catalizza l’attenzione The Empty temple, una imponente scultura in ceramica, gomma lacca, resina epossidica, ricoperta da foglia oro a 24 carati, a forma di benna per escavatore a grandezza naturale. Un residuo, solo apparentemente solido, di chissà quale reliquia archeologica che apre riflessioni sul significato del sacro. Rimanda a Nauman, Kosuth e Merz la scritta al neon From a distance you look smaller but that you are there, opera che riassume la ricerca artistica dell’artista. La scritta di colore blu sembra un messaggio scritto a mano, un graffito sul muro, carico di connessioni e suggestioni narrative e simboliche. Commuove la fotografia, rigorosamente in bianco e nero, A perfect soul, che ritrae la figlia di Isaacs mentre custodisce tra le mani la madre, sua moglie. Una inversione surreale ma veritiera al contempo, perché poi le figlie diventano madri delle loro genitrici. Un’immagine che investiga lo scorrere del tempo, la quotidiana narrazione della famiglia, l’amore, la maternità, il ciclo e il significato della vita, carica di emozioni, in cui passato e presente si intrecciano in un eterno subito, ora, adesso e sempre, per indagare l’arcipelago irregolare dell’umanità, ‹‹un raggruppamento di cose affini››, come dice l’artista. (Jacqueline Ceresoli
In alto: John Isaacs, A perfect soul, 2018

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