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“Ce qu’il y a de plus profond dans l’homme, c’est la peau”, è il titolo dell’attuale mostra di Ettore Spalletti presso la galleria Marian Goodman di Parigi che presenta, fino al 26 maggio, una decina di opere, tra cui la recentissima serie Paesaggio e alcuni lavori su carta. Ispirato alla celebre citazione di Paul Valéry, tratta da L’Idée fixe ou Deux hommes à la mer (1932), il titolo introduce a un percorso meditativo sulla profondità dell’essere e sulla sua relazione con il prossimo. Tra le opere, due grandi dipinti della serie Paesaggio, costituiti ognuno da cinque pannelli monocromatici, che esplorano una scala di grigi, per passare a un dorato raffinato, fino al blu e all’azzurro, rimando alla luminosità e ai colori della costa abruzzese, in perfetto dialogo con il dittico Porpora (2016), nella sala adiacente.
Da dove vengono questi spazi di luce? «Sono sempre in noi, basta cercarli. Non è che uno si mette a cercare la luce, questa è un momento che ti dà anche la natura. La luce che piano piano si trasforma durante la giornata, restituiendo quella luminosità che c’è dentro il colore stesso. Poi e un po’ come siamo noi, in alcuni momenti siamo belli in altri meno», ci ha detto Spalletti, durante il vernissage.
In Francia, l’artista italiano è di casa, le sue opere sono state infatti esposte al Musée d’art moderne de la Ville de Paris nel 1991, oltre a far parte della collezione del Centre Georges Pompidou. Prossimo appuntamento con questa grande figura storica del minimalismo italiano è la retrospettiva al NMNM-Nouveau Musée National de Monaco, prevista a inizio 2019. (Livia De Leoni)